sabato 26 marzo 2016


Oggi accetterò la gente, 
le situazioni,
le circostanze e gli eventi così come si presentano. 

Terrò a mente che il momento presente è come dovrebbe essere 
perchè l'intero universo è come dovrebbe essere. 

Non lotterò contro l'intero universo... 

lottando contro il momento presente. 
La mia accettazione è totale e assoluta. 

Accetto le cose come sono al momento presente, 
non come vorrei che fossero. 

Una volta accettate le cose come sono, 
mi assumerò la responsabilità della mia situazione 
e di tutti gli eventi che recepisco come problemi. 

Mi rendo conto che assumere un atteggiamento responsabile
 vuol dire non attribuire a nessuno , neanche a me stesso, 
la colpa della situazione in cui mi trovo.

 Mi rendo altresì conto che dietro ogni problema
 si nasconde un'opportunità di soluzione;

 la ricerca attenta di tale opportunità 
mi permette di afferrare il momento presente 
e di trasformarlo in un beneficio maggiore. 


Oggi la mia coscienza sarà orientata verso un atteggiamento di non-difesa. 

Reprimerò l'impulso di non difendere 
il mio punto di vista. 

Non sentirò il bisogno di convincere gli altri ad accettare la mia ottica. 

Mi aprirò a tutti i punti di vista 
e non mi aggrapperò tenacemente a uno solo di essi.





venerdì 18 marzo 2016





in questa notte elettrica e veloce, 
in questa croce di Novecento, 
il futuro è una palla di cannone accesa 
e noi la stiamo quasi raggiungendo. 

E il capitano disse al mozzo di bordo 
"Giovanotto, io non vedo niente. 
C’è solo un pò di nebbia che annuncia il sole. 
Andiamo avanti tranquillamente".



 (Francesco De Gregori)

giovedì 17 marzo 2016

mirror




Ed a volte ti vedi unico
una nave in una foresta
altre volte ti senti intrepido...
come un fiore in una tempesta
ed a volte ti vedi stupido
una lacrima ad una festa
altre volte ti credi libero
un cavallo sopra una giostra

ed a volte ti vedi limpido
il mattino in una finestra
altre volte ti senti arido
come un gesto che resta in tasca

stanze vuote 
da riempire di pensieri buoni
e qualche abbraccio da dimenticare 
chiuso in un cassetto pieno di promesse
e frasi sussurrate piano mentre
 il nostro mondo scivolava lentamente verso un altro oblio

è presto per girarsi e guardare indietro
in quale luce ti vedrò
in quale istante ti perderò
ci sarà un tempo, non adesso

ed a volte ti vedi semplice
i colori della campagna
altre volte ti senti viscido
nell'abbraccio di una carogna



è presto per girarsi e guardare indietro
in quale luce ti vedrò
in quale istante ti perderò
ci sarà un tempo, non adesso


in quale luce ti vedrò


ci sarà un tempo.



(mirror)







mercoledì 16 marzo 2016



(return to innocence)



ma tu tendimi la mano.



Alla fine è sempre così. Posso inciampare, perdere a tratti l'equilibrio.. probabilmente anche cadere. Rialzarmi è un vizio che ancora non voglio perdere. (non l'ho perso)

Ho messo play ad una delle mie canzoni preferite dei Rem e ancora non me ne faccio una ragione di sapere che si sono sciolti. E come se mi voltassi indietro avvertendo un senso profondo di vuoto. È così, senza esagerazioni. Perché io non esagero mai.

Mi sto accorgendo lucidamente (di meno quando non fumo per qualche giorno) di trovarmi esattamente in mezzo ad un periodo molto particolare. Molto.
Cammino tra le attrazioni di un grandissimo luna park (come quelli americani, permanenti)
affascinato da luci “sbrilluccicanti”, suoni, feste e colori.... ed invece di entrare nel tendone della chiromante, mi perdo nella casa degli specchi... dove ad ogni porta si apre un labirinto e dentro ogni labirinto vedo il mio volto. Ovunque. E non riesco ad uscire. Quando alla fine ci riesco, che c' ho pure il fiatone addosso... non c'è più nessuno, il luna park è chiuso e le luci sono tutte spente. Tutte.

E tu poi, dove sei?
Pensavo di trovarti con lo zucchero filato per due... e con il pupazzetto vinto al tiro a segno..; ma invece...

Che poi di punto in bianco, ti svegli la mattina, e ti scopri combattente. Battagliero.
Io ci voglio mettere tutto me stesso, ma tu adesso, (si adesso) devi essere forte, forte come lo sei sempre stata, anche se sei fragile dentro. (io lo so)”

E incredibile come “nel bel mezzo della vita” la vita stessa ti pone i cambiamenti. Ieri era ieri, oggi è oggi. Ogni giorno è un oggi. … Ti accorgi della tua personale evoluzione e molto spesso è come se, senza armatura, vai a combattere contro un drago. (ma la principessa nel castello sei tu. Solo che non te ne sei accorta). E rivolti te stessa come un calzino: e prima ti senti viva, poi ti senti invincibile, poi ti senti persa, stanca, altrove, impaurita..smarrita, poi ritorna la forza... ma scopri che è un puro abbaglio, e ricomincia il giro..

si, ma io sono il tuo guerriero...”

Ricomincia il giro.

Io non so di quanto tempo sarà, e quanto il tempo mi darà, o mi toglierà, so però che sempre mi troverai alla fine della strada. E la mia mano sarà tesa verso di te. Tu che mi hai dato la vita, tu che hai sempre combattuto. Tu.. che non serve poi aggiungere altro, perché bastano gli occhi che porto uguali ai tuoi per sentirmi il sangue nelle vene bruciarmi quanto basta per capire ciò che dovrò fare. E chi dovrò essere.

(ma tu tendimi la mano)

E anche se ho paura, .. (e ne ho molta) la lascerò vestita “da carnevale” solo per te. Per farti sorridere dentro, perché fuori..no, proprio non ci riesci. Più. Ma io ti capisco.

Ti ho sempre capita.


Come ho capito adesso che nessuno può darmi una mano, come nessuno può starmi veramente vicino. Inconsciamente “egoista” che sia, o consapevolmente indifferente...o che sia un padre distratto, o la premura della persona più premurosa che io conosca. Nessuno.
Ci sono solo io.
Con le mie discese, con i miei equilibri, con gli inciampi..con le cadute..e con le rialzate.
Si perché alla fine io mi rialzo sempre. Sempre.

Impara da me, che io porto dentro Te.. come quelle tante volte che tu mi hai sorretto.
E non credere che io me ne sia dimenticato sai. Che le guardo ancora adesso le ferite che porti negli occhi. (e sul cuore).


Ora ti guardo che sei come una bambina. Con i capricci e le pretese, con in testa una domanda, e intorno tante paure che già sai. E che io so.
Un ritorno all'innocenza... che a tratti promette e dice incoerenza.
Vuoi stare sola, ma ti senti sola... Vuoi il sole, ma pretendi la luna...

alla fine di questa lunga camminata, ti prometto che le vedrai entrambe. Contemporaneamente.



L'altra sera ero a cena con alcuni amici.
La persona che era alla mia destra ad un certo punto mi guarda e mi dice:
l'incontro tra due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche: se c'è una qualche reazione, ne vengono entrambe trasformate”

e poi continua, “lo sai chi l'ha detto? ….Carl Gustave Jung”
mi ha un po' sorpreso nei modi e nei tempi di come guardandomi, mi ha detto esattamente ciò che mi ha detto....

Io le ho risposto: “non avevo la minima idea di chi ha detto queste precise parole... però è un concetto in cui credo..... e ben vengano certe irreversibilità”...

si...ben vengano...

alla fine ne verrai trasformata in questa battaglia, anche, contro te stessa. Stanne certa.
Ma sono sicuro... si, ne sono sicuro, che ne uscirai più forte di quanto credi.

Ed ora che sicuramente (spero) il tuo respiro sarà regolare. Tranquillizzo anche il mio, che spesso si agita improvvisamente quando "capita" che ti penso....

e...a proposito....


Ti penso sempre” anche io. …
anche se non te l'ho scritto da nessuna parte.
E nemmeno te lo dico mai.


(return to innocence)



e per quanto mi riguarda...


a volte mi son detto che è colpa mia. che dovrei iniziare a desiderare qualcosa che sia possibile.
ma poi mi sono detto che no, che il mio destino sono io, ciò che faccio, ciò che scelgo.

e allora: facciamo in modo che sia possibile ciò che desideriamo.

Certi “sentimenti” che nascono improvvisamente dentro..come l'alba che adesso io sto intravedendo.....sono sempre giusti.





















lunedì 14 marzo 2016




La luce,divenne inspiegabilmente più accecante.
Gli uomini e le cose, persero totalmente la loro fisicità e si confusero tra le idee.
Il mondo, non ospitava più tante lanterne luminose, specchio e riflesso di un' unica luce, ma un fiume immenso di brillantezza.
Mi sentii più leggero, divenni spirito errante.
Guidato da venti misteriosi, fluttuavo spensierato in un crogiolo di anime e di vita.
Questo corpo, che è zavorra, lo vidi cadere sotto di me come una farfalla perde la sua crisalide.
Ebbi la sensazione di essere una farfalla.
Farfalla o nulla, quel nulla che è tutto.
Fu un sogno magico dal quale mi sentii arricchito spiritualmente.
La mattina seguente al sogno, la pesantezza mi sommerse.
Piovve per tutto il giorno.
Il cielo sembrava dispiaciuto per avermi spiegato una piccola parte del suo mistero, di quello che è il nostro divenire, ciò che ci attende.
Annegavo nel mondo perché consapevole di essere in gabbia.
Pensai al profumo del seme, alle rughe di mia nonna, alle vibrazioni che percepisco nell'osservare la luminosità di un prato ghiacciato in Gennaio.
Pensai alle onde, agli alberi, ai pesci, ai brividi di paura e a quelli di gioia.
Alle regole e alle eccezioni.
Se questa è un'illusione, un'illusione tangibile che però poi svanirà, allora cercherò di goderne ogni istante.
Vivrò ogni secondo, tutte le emozioni, il suo volto ed ogni gesto.
Poi sarà caos.
Quel caos incantato e dunque dalle logiche irrazionali.
Caos che ci attende.

Ci attende inesorabile.


domenica 13 marzo 2016

CloseToMe



Ecco cosa vuol dire essere uno scrittore.

È essere sempre angosciati, 

tormentati, infastiditi da se stessi.

Significa avere coraggio, combattere senza un vero nemico, estraniarsi e provare a descrivere un mondo in continua evoluzione che non aspetta nessuno, che viaggia come un missile verso una meta sconosciuta, straniera.


Scrivere, è come essere malati.
È una patologia dell'anima.
È dondolare tra realtà e follia.


Se qualcuno mi domanda per quale 
motivo scrivo, rispondo sempre che non lo so.

Si potrebbe passare tutto il pomeriggio a vaneggiare sui vari perché.
Forse è essere affamati di sé, avere una continua voglia di conoscersi, cercare in qualche modo di manifestare la propria essenza e di imprimerla su di un foglio per non farla sembrare il nulla che spesso appare.
Credo che tutti gli scrittori siano dei saccenti, malinconici saccenti.
Anche egocentrici.
Io, spesso, mi resto sui coglioni.
Ma forse non sono uno scrittore.


Ho cominciato descrivendo la natura.
Il nascere di una foglia, i prati ghiacciati, il fieno ingiallito, un fiore che sboccia.
Poi, da una qualsiasi situazione nasce una storia. Se vai dal benzinaio, al supermercato, a spasso col cane, a mangiarti un panino, a bere una birra, dal dentista, o dove cazzo vuoi andare, ti si sovrappongono migliaia di dimensioni e crei un altro mondo dentro al mondo.


Essere uno scrittore significa vivere di parole, di quelle che non esistono e te le inventi, di quelle che ormai sanno di vecchio, di quelle lunghe ed affascinanti e di quelle corte ed incisive.
Stop, super, sovramagnificentissimamente, precipitevolissimevolmente.
Uno scrittore vede un fiume e gli sembra il Gange, vede un monte e gli sembra l'Everest o il Kilimangiaro.
Uno scrittore si innamora di tutte le donne che inventa e patisce perché non le può avere, perché non esistono, perché sono solamente nella sua testa e fatica ad accettarlo.
Uno scrittore ha sempre la febbre e vive delirando, vive la sua vita con persone che non esistono.


Uno scrittore è forse solo un pazzo, 

che come un sasso piatto lanciato in uno stagno saltella per un po' e poi se ne va a fondo, affonda per il suo peso, perché è così che vuole la sua natura.

È un condannato che non ha commesso alcun reato, tranne quello, un giorno, di essersi messo una penna in mano e di aver scarabocchiato un foglio che, silenzioso, chiedeva solo inchiostro.







Ora mi sento tanto un'astronauta dentro ad un bus di linea urbana.


scendo dalla navicella,
faccio tre passi e prendo il diciassette quello che porta in centro.


ho ancora la tuta,
addosso brina gravitazionale, 
residuo di un viaggio lungo, astrale,


guardo fuori,
vedo le strade:
le macchine, i motorini che corrono perché adesso piove.


c'è una signora che mi guarda,
ha tra le gambe la busta della spesa,
mi osserva, lentamente,
occhi sgranati....


poi mi sorride, si alza, si avvicina a me...


con fare dolce mi dice:


"dov'è che sei diretto...?"


ed io rispondo....


"signora, faccio un giro....
 poi ritorno sul mio pianeta"




Close To Me








sabato 12 marzo 2016

Home.





Da questa finestra è diverso.

Guardo i palazzi abbracciare il buio del cielo.

E le luci che sono sempre accese. Non dormono mai nemmeno loro. Ed ogni tanto vedo passare qualcuno. Eppure è notte che è quasi mattino: Chi si alza presto per andare al lavoro, chi rientra tardi perché domani: è domani. Chi va altrove.
Tempo fa, tantissimo tempo fa, rimanevo chiuso in macchina e non volevo scendere. Non volevo. Oppure non ci riuscivo. Aspettavo la luce del giorno, per uscire dall'ombra. Poi tornavo nell'ombra, per non vedere la luce del giorno. Succedeva così.
Guardo questa stanza. Le foto, i graffiti sui muri, segni tangibili di una vita intensa dove non mi sono risparmiato mai niente. Niente. E forse tutto rifarei.

Un respiro finalmente regolare arriva dall'altra camera. Eppure mi sento un estraneo qui. Anche se mi giro e tutto parla di me. Tutto.

La mia vecchia scrivania è imbrattata di tantissime scritte sbiadite. Una personalissima protesta contro tutti ma sopratutto contro me stesso. Adesso dei pastelli a cera colorati di mia figlia quasi le nascondono. Quando viene qui dice che questa è la sua camera. Ed io già me la vedo da “grande” ad abitare qui. Qualche poster qua e la, i graffiti rimasti intatti, i vinili al loro posto. Qualche tatuaggio sulla pelle. E gli stessi occhi come ai miei. Si, abiterà sicuramente qui. E penso che terrà anche la stessa scrivania ed appoggerà i sui libri dove adesso c'è un testo scritto dei Nirvana. Poi prenderà il suo Ipod, si stenderà sul letto non disfatto. Incrocerà le gambe, metterà play. E chiuderà quegli occhi uguali ai miei.

Si, abiterà qui. Io lo so.

Devo decidermi a staccare le foto. Tutte. Vorrei riporle in una scatola di scarpe. Marrone.
Le osservo. Quanta vita. Quanta.
In una sorrido che sembro davvero felice, sono a Ibiza, dietro di me qualcuno con una parrucca argentata mi abbraccia e caccia fuori la lingua...me la ricordo questa foto.
In una altra sono fermo nel bel mezzo del deserto del Sahara, In Tunisia. Una strada asfaltata lo percorre in pieno. Lui: silenzioso. Una Citroen Saxo blu presa a noleggio... un tramonto.... un autoscatto e quattro persone che alzano le mani in cielo e sorridono …. che bella foto che è questa... Che colori.
In questa mi giro di spalle, ho la muta addosso. A breve mi sarei immerso nel blu. … “click”.

Ferrara. il concerto dei Sigur Ròs... birra in mano, Max vicino. Che concerto. Quella sera eravamo davvero pochi intimi. Nella piazza accanto la nazionale giocava la semifinale dei mondiali. Ad un certo punto Jonsi, ferma la musica.. e dice “grazie, perché VOI siete qui”, dopo festeggiammo anche il compleanno del batterista...arrivò da dietro la folla una banda strumentale islandese.... applausi …..una folla davvero felice di trovarsi su di un altro pianeta.

C'è anche un ritratto. L'unico ritratto che ho fatto. I tratti della matita sono rimasti intatti.
L'ho ritratta con lo sguardo serio. Ma perché in quel periodo non c'era niente da ridere. Ed è in momenti come questo che riguardo questo posto. Lo guardo attentamente. E dico a me stesso che mi manca. Quel giorno. Ne sono sicuro. Una parte di me, se ne andata. Per non tornare più.
....


Ho fatto la spesa ieri.

Ho comprato il caffè in una casa dove non si beve caffè (sacrilegio)
Mi affaccio per controllare il respiro che rimane regolare. (Certe volte dico a me stesso che vorrei riposarmi anche io.)
Allora entro in cucina. Ha cambiato quasi tutto nel tempo. Perché voleva dimenticare. Ma non ha cambiato mai le sedie. Mai. E questo per me rimane un mistero. La riconosco. La riconosco dalla parte che goffamente cercai di incollare. Era un pomeriggio... ed ero in collera con i miei demoni....allora entrai in cucina senza pensarci e scaraventai un calcio proprio contro questa sedia. Ruppi tutta la parte superiore.
Adesso mi siedo proprio su di lei, come per chiederle “Scusa”. E aspetto che sia pronto il caffè.
Da lontano noto che ancora per diverse ore la sera, dorme prima sul divano, e poi va a letto. Me ne accorgo dalla forma che ha preso il divano. E dalla presenza del plaid della nonna che altrimenti non avrebbe senso che stia proprio li. In attesa.

Ci ho combattuto una vita per convincerla a darmi quel plaid. Non ha MAI ceduto. Mai.


Amo molte cose di questa casa
altre le odio con profonda sincerità.


Ora c'è profumo di caffè.

Ieri notte son rimasto quasi sempre in piedi. Camminavo. Avanti e indietro. Aspettavo, ascoltavo. Ero forse in collera più con me stesso.
Ora invece ho le gambe incrociate. I piedi sono sempre scalzi. E indosso la felpa dei Celtic.
E mi accorgo che forse è quasi mattino. No, anzi, è mattino.

Sceglierò ad ogni modo, nel bene e nel male di essere sempre me stesso. Sempre.

Mi tengo in mano le parole dette tra gli occhi di due persone che, secondo, me fanno bene ad essere sincere l'uno con l'altro... perché alla fine la sincerità paga sempre.
E sopratutto perché questa vita, ne sono certo, non ha ancora finto di stupirmi. Lo so.
Spero soltanto che, se è possibile, mi faccia soffrire il meno possibile.... ma se poi, prima o poi si tratterà di soffrire (come già mi è capitato).... .cercherò di farmi trovare pronto.
Ma .. (e controllo nuovamente il respiro nell'altra stanza) non adesso. no. Non adesso

In questo nuovo giorno, io non so se darò voce alle mie parole, alle mie sensazioni. A ciò che ogni giorno ti vorrei dire. Non lo so.

Diciamo che da qui a quando pianamente la città si sveglierà del tutto. Ci penserò ancora un altro po'. Anche se.

Ma intanto non tarderò ad uscire, perché il sabato esco sempre presto e anche se “qui è un posto -diverso-” non intendo cambiare le mie abitudini.
Mi laverò la faccia con l'acqua calda, mi laverò i denti, mi sono portato robe comode.. perché oggi mi va così... ed uscirò mentre il respiro rimane ancora regolare.
Andro a casa di mia cugina a fare colazione. E se troverò posto alla “barberia” mi taglierò anche un po' la barba.

Poi per il resto: vedrò.


Riflettendoci:

Molti posti sono stati “casa” per me. Molti.

Ed ora mi capita di guardare i tuoi occhi e di sentirmi a casa per davvero. Un posto caldo e accoglie, che profuma delle nostre cose. Dei sorrisi sinceri che sanno di un forte abbraccio dopo un lungo viaggio. Due volti che si uniscono nel silenzio di un momento. Del buon vino e del cibo caldo. Due felpe quasi uguali. Della musica per l'anima. Lenzuola bianche e piedi scalzi. Intrecciati.
E poi la vedo li. E' appesa proprio li. siamo io e te, dietro c'è il mare. Ti abbraccio tu sorridi , io sorrido al tuo sorriso.

.

Ed io che ho camminato tanto, sento che ogni singolo passo fatto è stato un passo verso Te.
Cercandoti nei mille tramonti che ho visto, nelle stelle che ho toccato, nei volti dei viaggiatori che ho conosciuto.

Mi domando adesso se davvero, da lontano, è quella la “casa” che mi aspetta...


oppure è un gioco di ombre colorate.


Home.







venerdì 11 marzo 2016





Mi prenderò il mio tempo,
ho tutto il tempo del mondo
per averti.

È scritto nelle stelle lassù,
decretato dagli dei
tu starai qui al mio fianco,
proprio vicina a me.

Puoi scappare, ma non puoi nasconderlo.

Non dire che mi vuoi,
non dire che hai bisogno di me,
non dire che mi ami,
è chiaro.


Non dire che sei felice
là fuori senza di me,
so che non può essere così
perché non è giusto.


Starò tranquillo,
aspetterò pazientemente
sino a quando vedrai i segni
e correrai fra le mie braccia.


Quando capirai?


Dobbiamo aspettare sino alla collisione dei nostri mondi?


Apri gli occhi
non puoi cambiare il destino.


Non dire che mi vuoi,
non dire che hai bisogno di me,
non dire che mi ami,
è chiaro.


Non dire che sei felice
là fuori senza di me,
so che non può essere così
perché non è giusto.


Mi prenderò il mio tempo,
ho tutto il tempo del mondo
per averti.



È scritto nelle stelle lassù.

Non dire che mi vuoi,
non dire che hai bisogno di me,
non dire che mi ami,
è chiaro.






Non dire che sei felice
là fuori senza di me,
so che non può essere così
perché non è giusto.




(Depeche Mode)



giovedì 10 marzo 2016




Proprio come regine, 
le foglie si muovono delicatamente

come se le loro ombre obbedissero
 con un sincronismo naturale 

Baderanno a me? 
se loro sapessero che le sto guardando 
e che sto sperando di poter danzare come loro..  
e adesso si arrendono 
per la luce troppo forte
cambiano i loro colori con il calore
io sicuramente non so dove sono 
ma so dove voglio essere 
e loro stanno dicendo... tutto ha un seguito
scommetto che sto cercando di credere 
che tutto ha un seguito, 

e sto cercando,
e qualcuno sta cantando a me, adesso... 

Vicino a me, 
non importa quanto tempo potremo passare separati
siamo ancora assieme 
come se fossimo una sola cosa... 

e proprio come le foglie, 
noi prenderemo la nostra occasione 

di volare, 
e impareremo a non aver paura del suolo
nel caso dovessimo cadere...

un altro giorno da riempire, da qualche parte,
lasciandosi trasportare senza indugio 

tengo un piccolo desiderio nella mano,
 lo rispedisco al cielo 
e loro stanno dicendo... tutto ha un seguito
scommetto che sto cercando di credere che
tutto ha un seguito, e sto cercando,
e qualcuno sta cantando a me, adesso... 

che sarò con te ancora 

come dicono... tutto ha un seguito
scommetto che sto cercando di credere che 

tutto ha un seguito, e sto cercando,
e qualcuno sta cantando a me, adesso...


 saro con te ancora