quando penso alla Spagna,
quando ci penso davvero,
sento il bisogno
di accendermi una sigaretta, perchè m’innervosisco.
ogni luogo ha il suo
modo di mancarci. a me la Spagna manca come un’adolescenza trascorsa in
un collegio. e non dipende da lei.
qualche mattina fa mi sono svegliato e mentre mi vestivo ho notato
che la luce che c’era nella mia stanza era esattamente identica a quella
che mi son goduto una mattina di marzo di quattro anni fa. all’alba.
sul ponte di una nave. attraversando il Mediterraneo. a destra, la
Corsica. a sinistra, la Sardegna.
oltre la prua, all’orizzonte,
Barcellona. e un meraviglioso accenno di sole. ascoltavo i Negramaro,
‘Neanche il mare’. ho iniziato a canticchiarla. e m’è venuta nostalgia
della prima volta che ci sono andato, in Spagna, che era quella mattina
lì, e ancora di spagnolo non sapevo niente, e pensavo che ci sarei
tornato in vacanza un giorno o l’altro, ma che sarei finito a viverci,
dopo un paio d’anni, per quasi un anno intero, non l’avrei mai detto.
Madrid e i suoi stradoni, i suoi vicoli vecchi ma arzilli, le sue piazze ognuna con un monumento a qualcheduno di ancora vivo, la sua gente che per me è sempre rimasta un mistero.
e intanto le coincidenze continuano a scandire il tempo che mi aspetta.
prima della Spagna non avrei saputo dare una definizione di ‘occasione’. adesso temo di saperla riconoscere dal suo orizzonte.
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