ci sono dei giorni, 
dei momenti, in cui sento il tuo odore. 
non il
 profumo, quello che indossi, quello artificiale. 
l’odore. 
il tuo odore 
naturale. 
quello della tua pelle sudata sotto le coperte troppo pesanti 
 quello dei tuoi capelli caldi di phon. 
quello che c’è nel tuo armadio, coperto dall’odore delle tavolette di 
legno di cedro. 
lo sento dappertutto, 
come una promessa non mantenuta. 
non riesco a liberarmene.
 e mi sembra di impazzire. 
e allora il ricordo 
diventa assenza, 
nostalgia, 
ossessione. 
stringo i pugni. 
e più forte li 
stringo, 
più soffro perchè sono vuoti. 
sono pugni stanchi di sogni 
interrotti, 
pugni pieni di assenze ingombranti.
io non voglio parole. 
non voglio gesti. 
non voglio telefoni, 
 internet, 
posta. 
voglio la comunicazione, 
non i mezzi. 
voglio il 
contatto fisico, 
quello che mi guardo bene dall’avere con estranei 
 perchè io tocco chi dico io
 e solo chi dico io mi può toccare. 
voglio 
carne, 
mani, 
ossa. 
carezze. 
lividi. 
segni tangibili. 
dare un nome alle 
cose. 
guardarle in faccia. 
scrollarle quando vanno educate. 
prendere e 
dare baci 
o schiaffi. 
perchè è così che si vivono le cose. 
scontrandocisi.
non me ne faccio niente, io, dell’aria.
eppure senza morirei.
ci sono fantasmi 
dei quali non si può fare a meno.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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