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Gate G16. (ricordati chi.)
attimi di esitazione, poi a
bordo.
il solito burlone del destino mi mette vicino gli antipodi
della civiltà italica: a sinistra il bauscia in viaggio di lavoro che
prenota il ristorante con lo smartphone in un francese con forte cadenza
milanese, a destra il calabrese in polo sporca di soppressata che
emigra un’altra volta verso nord.
non mi identifico. neanche un
pochino.
o forse non sono fatto per le definizioni. non mi piace
incastrare qualcosa in un nome che non le appartiene.
ma so di cosa
parlo quando parlo d’amore.
hai presente quando guardi scorrere
fuori il paesaggio, gli alberi, il lago, e immagini quali meraviglie
verranno dopo, e invece, un tonfo sordo, il tunnel, e ti ritrovi faccia a
faccia con una te stessa che fluttua nel buio e nel vuoto?
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