venerdì 10 giugno 2016



Una sera nebbia, vento,
mi pensai solo: io e il buio. 
Né donne, e quella
che sola poteva donarmi
senza prendere che altro silenzio,
era già senza viso 
come ogni cosa che è morta
e non si può ricomporre. 
Lontana la casa, ogni casa
che ha lumi di veglia
e spole che picchiano all’alba
quadrelli di rozzi tinelli. 
Da allora
ascolto canzoni di ultima volta. 
Qualcuno è tornato, 
è partito distratto
lasciandomi occhi di bimbi stranieri,
alberi morti su prode di strade
che non m’è dato d’amare. 
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera



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