Sono venuto nella tua città un giorno,
era caldo e scuro
Poteva essere mezzogiorno,
ma non ne sono sicuro
Avevo tempo da perdere,
da guadagnare niente
Non c'eri tu nell'aria,
sensibilmente
C'erano macchine ferme sulla tangenziale,
e occhi al finestrino che respiravano male
Avessi almeno potuto scendere
e fermarmi a mangiare
Ma i ristoranti erano tutti pieni
e non avevo fame
E sono entrato in un portone e dentro un grande ascensore
E mi hanno fatto domande sulla mia vita interiore
Ed in qualcuna delle mie risposte c'era il tuo nome
Mentre la tua città prendeva fuoco sotto al sole
Così mi son sentito piccolo come un chicco di grano
Quando ho guardato la tua foto sul muro
ed ero già lontano
Tu sorridevi a qualcuno,
qualche anno prima
Ed io ho pensato, sarà meglio lasciare questa città
prima che sia mattina
Ed ho imparato che l'amore insegna
ma non si fa imparare
E ho giocato a nascondermi
e a farmi trovare
Ed ho provato a smettere di bere
e a ricominciare
sono stato bene,
e sono stato male
sei fuggito in Islanda?
RispondiEliminaun saluto
Sento la tua sensibilità trasparire da ogni verso, sono quasi lì, fra le sensazioni e i luoghi che le tue strofe descrivono. Sento l'amore così triste e melanconico pulsarmi nelle vene, tornare dopo anni ad umettarmi gli occhi.
RispondiEliminaSento questa poesia, e mi piace davvero.
Un saluto e mille complimenti, questo blog mi piace sempre di più...
Fabio.