mercoledì 4 agosto 2010





Sono venuto nella tua città un giorno,
era caldo e scuro

Poteva essere mezzogiorno,
ma non ne sono sicuro

Avevo tempo da perdere,
da guadagnare niente
Non c'eri tu nell'aria,
sensibilmente

C'erano macchine ferme sulla tangenziale,
e occhi al finestrino che respiravano male
Avessi almeno potuto scendere
e fermarmi a mangiare

Ma i ristoranti erano tutti pieni
e non avevo fame

E sono entrato in un portone e dentro un grande ascensore
E mi hanno fatto domande sulla mia vita interiore
Ed in qualcuna delle mie risposte c'era il tuo nome
Mentre la tua città prendeva fuoco sotto al sole
Così mi son sentito piccolo come un chicco di grano

Quando ho guardato la tua foto sul muro
ed ero già lontano

Tu sorridevi a qualcuno,
qualche anno prima

Ed io ho pensato, sarà meglio lasciare questa città
prima che sia mattina

Ed ho imparato che l'amore insegna
ma non si fa imparare

E ho giocato a nascondermi
e a farmi trovare

Ed ho provato a smettere di bere
e a ricominciare


sono stato bene,


e sono stato male




2 commenti:

  1. sei fuggito in Islanda?

    un saluto

    RispondiElimina
  2. Sento la tua sensibilità trasparire da ogni verso, sono quasi lì, fra le sensazioni e i luoghi che le tue strofe descrivono. Sento l'amore così triste e melanconico pulsarmi nelle vene, tornare dopo anni ad umettarmi gli occhi.

    Sento questa poesia, e mi piace davvero.
    Un saluto e mille complimenti, questo blog mi piace sempre di più...
    Fabio.

    RispondiElimina

...qualsiasi parola ha sempre un valore...