bisogna inchinarsi alla vita.
forse non tutti sanno che il cantante Gino Paoli, classe 1934, dal
1963 vive con un proiettile incapsulato nel pericardio. andò così: era
il 13 luglio. la moglie era partita. lui era da solo in casa. ebbe una
crisi dovuta a difficoltà economiche e sentimentali. così, un giorno,
prese la pistola e si sparò. dritto al cuore. il proiettile bucò il
cuore e si conficcò nel pericardio. e là rimase. lui ne parla così:
‘ogni suicidio è diverso, e privato. è l’unico modo per scegliere:
perché le cose cruciali della vita, l’amore e la morte, non si scelgono.
tu non scegli di nascere, né di amare, né di morire. il suicidio è
l’unico, arrogante modo dato all’uomo per decidere di sé. ma io sono la
dimostrazione che neppure così si riesce a decidere davvero.’
per mille e uno motivi vale la pena vivere. per mille e uno motivi
vale la pena morire. c’è chi sceglie di lasciarsi trascinare dalle
correnti del tempo che avido gli soffia addosso, e chi quel vento
proprio non lo riesce a sopportare, e si ribella. ma non c’è una terza
via. non c’è un grigio, non c’è un centro, non c’è un forse. c’è solo il
bianco e il nero, il dentro o il fuori, il sempre o il mai. c’è una
linea nel mezzo, e te che scegli da che parte stare. la cosa
straordinaria è che alle volte neanche lo scegli te.
stanotte, che ancora una volta il tuo ricordo viene a bussare, penso a
te. penso alla vita. e penso che tutto sommato sei stata fortunata, ché
almeno a te t’ha lasciato scegliere.
aveva ragione Ungaretti. la vera morte si sconta vivendo.
alla vita bisogna proprio inchinarsi. e rassegnarsi a viverla.
alla vita bisogna proprio inchinarsi. e rassegnarsi a viverla.
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