ora
(ora quando?)
Ora che rammento chi sono,
ora che ricordo (o cerco di ricordare),
ora,
qui da solo,
(aiuti utili ne vedo ben pochi),
ora vieni a vedere come si sta.
Vieni lenta vita frenetica di questi anni,
vieni e assapora quello che per tanto tempo ho ingoiato, sputandone il veleno!!
I giochi si fanno (si disfanno),
le situazione avvengono (si allontanano),
ed io,
che non so bene in questo mondo ancora chi sono
giaccio,
ascolto,
penso!
e nulla il mio cuore, debole e forte,
può compiere
trovare una soluzione alla disfatta apparente di un impero,
un impero stanco di aspettare,
stanco della monotonia utile ma allo stesso tempo viziosa e ingannevole.
è colpa mia, (forse no),
ma parlo ora a me stesso da persona alquanto coerente a questo muro che dietro me si sgretola
(non da cenni di alcuna ricostruzione).
Capitemi,
Lo dico per chi ora mi vuol capire,
ma non piangete le mie lacrime
perché nessuno ora le può ascoltare e vedere (e forse anche bere).
Fuggite dunque nel nulla,
perché dal nulla sto venendo.
Non ricordo l’ultima volta che ho versato un dispiacere,
ne tanto meno lo farò adesso,
ma se c’è qualcuno che ascolta,
se la vita poi un senso nelle nuvole disegna,
attenderò affinché qualcosa di buono potrò respirare,
e combatterò
anche se il prezzo da pagare sarà quello di perdere, tacere (e quindi aspettare).
Taccio...!
Perché non devo dire nulla.
Solo un infinito dispiacere che inganna il mio corpo e lo attraversa
Stupisce i miei sensi e li sconfigge,
afferra il mio cuore (come un ombra nera in una giornata di sole lo nasconde),
lo disarma,
e sconfitto si nasconde per sparire (e respirare).
Se un giorno racconterò con sorriso, il mondo e l’infinito,
in quel giorno forse nessuno più , (tranne me)
si ricorderà di un anima che ha sofferto per quel troppo che ha avuto vicino,
per l’indifferenza,
per la monotonia,
e per tutti quei giorni che ha pensato di scappare per forgiarsi nuovamente.
Cosa rimane ora di me
Che sarà di me quando avrò il coraggio di camminare (da solo?).
Cosa….
Dimmi cosa….
I progetti,
l’animo di un uomo,
il duro lavoro,
le difficoltà
(le parziali affinità),
(il male minore),
la mala passione della carne (che uccide il cuore)
ora dico che tutto questo non serve a davvero nulla,
non serve!
(non serve?)
Non riesco a capire confuso da questo viaggio forte e discontinuo,
non respiro,
ma come neve nell’inverno cupo,
come sabbia asfissiante in un deserto (di parole),
come nuvole, presagio di pioggia (e di intenso dolore),
come vento freddo e tagliente,
(come un' illusione fluorescente),
mi adatterò per seguire là figura che ora sono,
e che il mio personale dio
(il dio che conosco),
mi segua (perché l’uomo và seguito),
ora,
come spesso in passato,
ho la testa altrove (forse vuole andare),
e condurmi dove non potrà
(dimmi dove).
AngS
altrove
RispondiEliminaaltrui
le vie d'uscita sono in fuga