martedì 23 febbraio 2016



(riemersione)


ore: 4:47


La stanza è completamente bianca, sensazione di purezza, di lucido silenzio.
Rumori di fondo.
Un sottile ronzio sincronizzato al battito del mio cuore muto.
Ma il silenzio è padrone di tutto, oggi il silenzio è padrone del mondo.

Attendo.
Sono in attesa; che se ci penso bene poi, la mia vita è stata sempre costellata di attese, inutili o meno, importanti e fondamentali, è stato sempre un inseguire il tempo o farsi inseguire da lui.
Il linoleum bianco riflette addosso un senso di vuoto e allo stesso tempo riempie il mio stato d'animo di sensazioni cangianti, in continua evoluzione...provo un po' ad elaborarle, ma il tempo..questo tempo che ho sempre inseguito costantemente mi dice che adesso sta per finire.

Sono seduto.
Ho le mani ferme, fredde, appoggiate sulle mie ginocchia, ed osservo un punto indefinito.
Voci.
Voci dietro la porta che arrivano da un corridoio. Voci di persone.
La porta si apre e il volto di un uomo appare davanti a me. Mi dice “è ora”.
Respiro, mi alzo, respiro di nuovo.
Percorro un corridoio sempre bianco, non è grande, ma non è nemmeno piccolo, c'è senso di surreale intorno, odore di acqua ossigenata e ancora: silenzio.
I passi non fanno rumore, ma percorrono educati la destinazione che mi attende: Una nuova stanza.
Due persone mi attendono sorridenti. Non sono facce nuove, le ho viste già, ma non mi ricordo il quando, non mi ricordo il dove.
Questa stanza non è come l'altra, non è vuota. Questa stanza la riconosco; uno controlla qualcosa, l'altro mi aspetta senza aver mai smesso di sorridere. C'è un lettino, ci sono dei macchinari.
Mi chiedono di spogliarmi, lo faccio e non fa freddo.
Un uomo con camice bianco appare da dietro un separé, si avvicina e mi guarda: il suo dopobarba mi pizzica il naso. L'osservo.

Piovono domande su di me: Come sto, Come mi sento, Come è stata la mia permanenza, Ho sofferto di qualcosa?, Mi sono ferito?, Ho assunto droghe?, Qualcuno che ho conosciuto ha avuto un interferenza particolare su di me?, Dove sono stato, Com'è stato provare determinate emozioni..

Molte delle mie risposte già le conoscono. Barra delle croci su un foglio. Riesco solo a leggere la data di oggi.

Chiudo gli occhi. Apro la bocca. Riapro gli occhi, una luce a led piccolissima gli scruta.
Pupille dilatate. (perché?)

Mi danno un collirio. Vedo cristalli tridimensionali.
Mi misura la pressione, provo a guardare. ma mi dice “ No, continua ad tenere il volto all'insù”.
sei dimagrito. Perché?”. Non ho il tempo per rispondere. Mi fanno alzare. Mi fanno aspettare. Adesso sono da solo, in silenzio. Attendo.

Entra una donna, che non ho mai visto. Ha i capelli castani, lunghi, raccolti con un elastico viola.
Lo scatolo che ha in mano porta la scritta: “Equipaggiamento B”. Lo apre, fa uscire una tuta di una consistenza leggera, grigia. Mi aiuta ad indossarla. Avvicina il suo volto al mio, sento il suo respiro regolare. Profuma. Riesco ha vedere un tatuaggio alla base del collo, fa da contrasto alla sua delicata ma effimera presenza.

Ho indossato la tuta. È leggera ma.. sento che protegge ciò che sono, quello che sono.
Aspetta qui.” dice la donna.

Adesso sono da solo, in silenzio. Attendo.

Mi guardo intorno.
C'è sempre questo sottile ronzio sincronizzato a me, che mi accompagna e non intende cessare.
In alto, una piccola finestra rettangolare, incornicia un cielo scuro senza nuvole.
Il ronzio arriva da fuori. Ora lo so.

Riguardo il cielo. Dico dentro di me. “è il giorno perfetto questo”

Non mi accorgo che l'uomo con il sorriso è dietro di me. Ha il volto disteso, famigliare.
Andiamo” mi dice.
Lo seguo.

i labirinti si caratterizzano dalla somiglianza perfetta di ogni piccolo dettaglio, è facile perdersi.”
cammino e non ricordo dove ho letto questa frase, da qualche parte, su qualche pagina di libro che ora, uno accanto all'altro, abitano in un posto che non mi appartiene più.

Corridoi e porte: tutte uguali. Sembra questo un labirinto.
La destinazione è una porta, conduce in una stanza. C'è un tavolo. Sopra il tavolo dei contenitori verdi. L'uomo mi fa accomodare. Mi sorride (sorride sempre...). Prende un foglio, ci appunta qualcosa, sembra che rileggesse il suo contenuto. Mi guarda. Lo guardo.
Mi dice: “dentro questi contenitori c'è roba tua. Sotto tua indicazione abbiamo selezionato ciò che in parte puoi portare con te. In parte, perché non puoi portare tutto. Dovrai scegliere e mettere le tue scelte qui dentro”

Mi porge un sacchetto di cotone grigio. Sopra c'è una lettera stampata. La “B”.
Lo afferro. Dico “Ok. Va bene”.

Adesso sono da solo, in silenzio.

Apro i contenitori, quanti oggetti, quanti ricordi, quante sensazioni... quante.
Biglietti di bus, un sacchetto di spille, cd, una sciarpa, un profumo, dei fogli scritti a penna...: quanti ricordi, quante sensazioni. Quante.

(il ronzio. …)

Devo scegliere.
È difficile.
Devo scegliere.

Prendo un cappello dei New York Yankees, un album di fotografie, una macchinina di colore blu, un piccolo pettine rosa, (ha due denti spezzati, sorrido), la mia sciarpa, una lettera, una maglietta con il numero 55 stampato 
ed infine un paio di occhiali; sulla lente c'è ancora la tua impronta che non va più via.
Non me l'hai più cambiati questi occhiali. …

Vado. sovrappensiero.

L'uomo con il sorriso bussa alla porta ma non attende, pretenzioso la apre, si affaccia e mi dice, "fatto?"
Rispondo dicendo che ho fatto.
Penso e mi dico che ho l'essenziale con me.
"Allora andiamo" mi dice.



(Ronzio...)







_fine prima parte