(riemersione)
ore:
4:47
La
stanza è completamente bianca, sensazione di purezza, di lucido
silenzio.
Rumori
di fondo.
Un
sottile ronzio sincronizzato al battito del mio cuore muto.
Ma
il silenzio è padrone di tutto, oggi il silenzio è padrone del
mondo.
Attendo.
Sono
in attesa; che se ci penso bene poi, la mia vita è stata sempre
costellata di attese, inutili o meno, importanti e fondamentali, è
stato sempre un inseguire il tempo o farsi inseguire da lui.
Il
linoleum bianco riflette addosso un senso di vuoto e allo stesso
tempo riempie il mio stato d'animo di sensazioni cangianti, in
continua evoluzione...provo un po' ad elaborarle, ma il tempo..questo
tempo che ho sempre inseguito costantemente mi dice che adesso sta
per finire.
Sono
seduto.
Ho
le mani ferme, fredde, appoggiate sulle mie ginocchia, ed osservo un
punto indefinito.
Voci.
Voci
dietro la porta che arrivano da un corridoio. Voci di persone.
La
porta si apre e il volto di un uomo appare davanti a me. Mi dice “è
ora”.
Respiro,
mi alzo, respiro di nuovo.
Percorro
un corridoio sempre bianco, non è grande, ma non è nemmeno piccolo,
c'è senso di surreale intorno, odore di acqua ossigenata e ancora:
silenzio.
I
passi non fanno rumore, ma percorrono educati la destinazione che mi
attende: Una nuova stanza.
Due
persone mi attendono sorridenti. Non sono facce nuove, le ho viste
già, ma non mi ricordo il quando, non mi ricordo il dove.
Questa
stanza non è come l'altra, non è vuota. Questa stanza la riconosco;
uno controlla qualcosa, l'altro mi aspetta senza aver mai smesso di
sorridere. C'è un lettino, ci sono dei macchinari.
Mi
chiedono di spogliarmi, lo faccio e non fa freddo.
Un
uomo con camice bianco appare da dietro un separé, si avvicina e mi
guarda: il suo dopobarba mi pizzica il naso. L'osservo.
Piovono
domande su di me: Come sto, Come mi sento, Come è stata la mia
permanenza, Ho sofferto di qualcosa?, Mi sono ferito?, Ho assunto
droghe?, Qualcuno che ho conosciuto ha avuto un interferenza
particolare su di me?, Dove sono stato, Com'è stato provare
determinate emozioni..
Molte
delle mie risposte già le conoscono. Barra delle croci su un
foglio. Riesco solo a leggere la data di oggi.
Chiudo
gli occhi. Apro la bocca. Riapro gli occhi, una luce a led
piccolissima gli scruta.
Pupille
dilatate. (perché?)
Mi
danno un collirio. Vedo cristalli tridimensionali.
Mi
misura la pressione, provo a guardare. ma mi dice “ No, continua
ad tenere il volto all'insù”.
“sei
dimagrito. Perché?”. Non ho il tempo per rispondere. Mi fanno
alzare. Mi fanno aspettare. Adesso sono da solo, in silenzio.
Attendo.
Entra
una donna, che non ho mai visto. Ha i capelli castani, lunghi,
raccolti con un elastico viola.
Lo
scatolo che ha in mano porta la scritta: “Equipaggiamento B”. Lo
apre, fa uscire una tuta di una consistenza leggera, grigia. Mi aiuta
ad indossarla. Avvicina il suo volto al mio, sento il suo respiro
regolare. Profuma. Riesco ha vedere un tatuaggio alla base del collo,
fa da contrasto alla sua delicata ma effimera presenza.
Ho
indossato la tuta. È leggera ma.. sento che protegge ciò che sono,
quello che sono.
“Aspetta
qui.” dice la donna.
Adesso
sono da solo, in silenzio. Attendo.
Mi
guardo intorno.
C'è
sempre questo sottile ronzio sincronizzato a me, che mi accompagna e
non intende cessare.
In
alto, una piccola finestra rettangolare, incornicia un cielo scuro
senza nuvole.
Il
ronzio arriva da fuori. Ora lo so.
Riguardo
il cielo. Dico dentro di me. “è il giorno perfetto questo”
Non
mi accorgo che l'uomo con il sorriso è dietro di me. Ha il volto
disteso, famigliare.
“Andiamo”
mi dice.
Lo
seguo.
“i
labirinti si caratterizzano dalla somiglianza perfetta di ogni
piccolo dettaglio, è facile perdersi.”
cammino
e non ricordo dove ho letto questa frase, da qualche parte, su
qualche pagina di libro che ora, uno accanto all'altro, abitano in un
posto che non mi appartiene più.
Corridoi
e porte: tutte uguali. Sembra questo un labirinto.
La
destinazione è una porta, conduce in una stanza. C'è un tavolo.
Sopra il tavolo dei contenitori verdi. L'uomo mi fa accomodare. Mi
sorride (sorride sempre...). Prende un foglio, ci appunta qualcosa,
sembra che rileggesse il suo contenuto. Mi guarda. Lo guardo.
Mi
dice: “dentro questi contenitori c'è roba tua. Sotto tua
indicazione abbiamo selezionato ciò che in parte puoi portare con
te. In parte, perché non puoi portare tutto. Dovrai scegliere e
mettere le tue scelte qui dentro”
Mi
porge un sacchetto di cotone grigio. Sopra c'è una lettera stampata.
La “B”.
Lo
afferro. Dico “Ok. Va bene”.
Adesso
sono da solo, in silenzio.
Apro
i contenitori, quanti oggetti, quanti ricordi, quante sensazioni...
quante.
Biglietti
di bus, un sacchetto di spille, cd, una sciarpa, un profumo, dei
fogli scritti a penna...: quanti ricordi, quante sensazioni. Quante.
(il
ronzio. …)
Devo
scegliere.
È
difficile.
Devo
scegliere.
Prendo
un cappello dei New York Yankees, un album di fotografie, una
macchinina di colore blu, un piccolo pettine rosa, (ha due denti
spezzati, sorrido), la mia sciarpa, una lettera, una maglietta con il
numero 55 stampato
ed infine un paio di occhiali; sulla lente c'è
ancora la tua impronta che non va più via.
Non
me l'hai più cambiati questi occhiali. …
Vado. sovrappensiero.
L'uomo con il
sorriso bussa alla porta ma non attende, pretenzioso la apre, si
affaccia e mi dice, "fatto?"
Rispondo dicendo che ho fatto.Penso e mi dico che ho l'essenziale con me.
"Allora andiamo" mi dice.
(Ronzio...)
_fine prima parte
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