lunedì 23 dicembre 2013



caro Babbo Natale,

quest’anno riportami i miei sogni. 
non la probabilità che si realizzino o meno, no,
 non quella. 

intendo proprio i sogni. 
la capacità di averli. senza pretese. 

senza l’ansia che se non si avverano sono inutili. 

perchè i sogni, io lo so, non sono mai inutili. 
anche quando non si avverano. 
servono a riempire la notte. 

è come in quei cestini di Natale in cui sotto il pandoro e lo spumante c’è la paglia finta. 
a cosa serve? a niente. però riempie.

riportami il profumo di stoffa bagnata di sudore, 
gli specchi infiniti, 
la fatica e la gioia di meritare qualcosa. 
riportami una persona che mi guardi negli occhi 
e non mi interrompa quando le parlo, 
 una persona che abbia del tempo, 
che mi accarezzi i capelli ogni tanto.
 riportami la capacità di credere che i miracoli accadono,
 vicino o lontano. 
fuori di me, ma anche dentro.

riportami la speranza, 
la pazienza, 
la dolcezza con gli altri e l’indulgenza con me stesso, 
la fiducia nel domani, 
il coraggio di buttarmi senza la paura di quant’è profondo sotto. 

la forza di presupporre che sì, il primo miracolo sono io. 
e portami la forza di realizzarmi ancora
portami un ginocchio nuovo, 
un paio d’occhi buoni che non s’infiammano, 
una gola senza nodi. 
un cuore solido, meno attento, meno suggestionabile. 
un pizzico d’amor proprio. giusto un pochino.

e portami un armistizio, una pace armata, 
una quiete anche solo provvisoria con me stesso. 
ché sono stanco di combattermi per terra, per mare e per cielo.

tanto non c’è un cazzo da conquistare.





domenica 22 dicembre 2013



voglio una stanza anonima in cui potermi addormentare. 
senza quadri alle pareti. 
senza foto nè cartelloni. 
senza locandine nè frasi di canzoni. 
senza lenzuola di seta. 
 
senza me. 
 
 
voglio una stanza anonima per reinventarmi.
per dimenticare quello che sono 
e costruirmi daccapo. 
 
come mi vorrei. 
voglio una stanza anonima per poterla riempire daccapo. 
di cose persone posti momenti diversi. 
perchè sarebbe troppo difficile svuotare quella che già ho 
e poi riempirla di nuovo. 
 
sarebbe molto più semplice azzerare il tutto. 
fare tabula rasa. 
poi impugnare un legnetto e segnare l’argilla.
 
quanta inutilità nella vita finora. 
quanta sterilità nella vita finora. 
mi rimprovero poco. 
mi rimprovero molto. 
a dire il vero non importa quanto mi rimprovero. 
importa piuttosto che cosa mi rimprovero. 
ma soprattutto, importa perchè mi rimprovero. 
evidentemente emerge e affiora piano in superficie la consapevolezza dolorosa ed abbagliante che se avessi sempre avuto un cervello gentile se avessi sempre avuto un cuore intelligente se avessi sempre osato dire cosa passa per quel cervello e per quel cuore a quest’ora mi sarei divertito a guardare le cose da un altro punto di vista. 

voglio poter tornare a dublino 
o a londra. 
immerso nell’allegria e la noia delle loro strade. nel patetico grigiore della mensa. divertito contehospesotuttalamiaetàcosanesaràdiquellefrasiscrittesultelefono. 
 
seduto su quel davanzale grande ed invitante a guardare le foglie verdeggiare tra le foglie. 
rannicchiato su quel divano fluttuante pochi metri sulla città. 
annichilitaoda quell’alba ipnotica e infinita. 
emozionato da dammisolounminutounsoffiodifiatounattimoancora anche se non c’entrava niente nè con me nè con te nè con noi. 
 
sadico nel pensarti e nello scrivere di te su un legno anonimo. 
perso nel blu tranquillissimo e plastico delle lenzuola di quel letto anonimo. 
 
contemplando la mia identità in quella stanza anonima. 
nella stanza anonima. 
 
voglio una nuova identità. 
 
 
voglio una stanza anonima. 
 
 
 

sabato 21 dicembre 2013



avrei talmente tante cose da fare che non mi va di farle. mi va solo di stare qui davanti a questo schermo a buttar giù, radiohead in sottofondo, quello che mi passa dentro la testa. [sto fuori di testa.] esattamente come stanotte mi andava di stare su quel divano, al buio,, un bicchiere di vino,
probabilmente sono io che sono capace di farmi incantare da qualsiasi cosa persona posto odore marchio trovi sulla mia strada, con l’entusiasmo di un bambino che scopre che l’acqua è trasparente. [ma il mare è grigio. ...?]. fatto sta che, vuoi per il posto, vuoi per la compagnia, vuoi perchè erano le quattro del mattino  – e alle quattro del mattino, con quel panorama lì nelle pupille, l’impossibile diventa plausibile - , ho deciso che dovevo lasciarmi ipnotizzare e galvanizzare da quell’insieme. e l’ho fatto.
i discorsi son tanti, le domande intelligenti, le risposte pungenti. [tu sai di sole spento.] ma spiegami tu se una persona che ha il vuoto dentro sarebbe capace mai di elaborare tutto questo. nonchè di guardarmi attraverso. sì. guardarmi attraverso. in quel modo che, se non fosse per la sicurezza che avevo, mi avrebbe seriamente spaventato. perchè di norma spaventa. [mi domando se sia il dolore ad averti forgiato.]
io che sono nato danzando sul naso del mondo e sto in un limbo, galleggiando o, se preferisci, fluttuando, in attesa di qualcosa che arriverà [alle sei.] [...ma sono le tre] [le dieci e dieci.] che se sapessi cos’è di preciso sarebbe tutto più semplice. e invece non lo so. e allora lo immagino. [ - cosa ti aspetti domani mattina?  - mi aspetto di svegliarmi.] ma avere aspettative, oltre che ottimistico, è tristemente sadico. [il nero è troppo vuoto per i pazzi.] tuttavia, non credo di non avere niente da perdere. no. qualcosa da perdere ancora ce l’ho. [noi uomini andremmo alimentati con olio, perchè è un peccato che il nostro fuoco si spenga.]
ma tu stai riuscendo davvero a capirmi? ed io sto riuscendo davvero a capirti? qual è il tuo concetto di talento? cosa pensi che sia? cos’è per te il disordine mentale? lo stare fuori di testa? cos’è per te il contatto? 
crediamo d’intenderci, ma non c’intendiamo mai.
 
siamo diversi. siamo due vite diverse, due storie diverse, due teste diverse. [tu bevi e io sto male.]
siamo incidenti in attesa di capitare. in attesa di godot.
 
 
 

venerdì 20 dicembre 2013



Being the first in the Irish Sea
I got a message I can’t read
Another message I can’t read Being the first in the Irish Sea
I got a message I can’t read
Another message I can’t read
I’m on your side
Nowhere to hide
Trapdoors that open
I spiral down
You’re living in a fantasy
You’re living in a fantasy
I’m lost at sea
Don’t bother me
I’ve lost my way
I’ve lost my way
You’re living in a fantasy
You’re living in a fantasy
You’re living in a fantasy
This beautiful world
Being the first in the Irish Sea
I got a message I can’t read
Another message I can’t read
 
c’è che ci sono.
c’è che mi gusto un latte di mandorla con te negli occhi.
c’è che siamo alla posta e aspettiamo spernocchia e finchè arriva "bla bla!", "bla" e "…".
c’è che ci vediamo una volta ogni tanto ma
c’è che a volte ci basta uno sguardo.

 
c’è che sto estremamente bene in certi posti
e che sto estremamente male in altri.
c’è che ci sono cose che non si scelgono
e a volte purtroppo neanche si modificano.
c’è che a volte torno indietro
perchè credo sia l’unico modo per andare avanti.
c’è che a volte mi serve una camicia di lino.
c’è che i supplenti non fanno mai lo stesso lavoro degli insegnanti.
c’è che non vorrei entrare nella tua vita, ma se ci entrassi so che non ne uscirei più.
 
c’è che quando torno qualcuno lo sapeva, qualcuno lo sentiva.
c’è che il 47 è solo un numero,
l’88 è solo un numero,
il 10 è solo un numero
e presto sarò solo un numero anche io,
ma non esiste unità per misurare il contatto.
c’è che la disillusione brucia in bocca, come sale su ferite aperte,
e c’è che se non fosse per lei chissà come saremmo noi.

c’è che ho sbagliato.
c’è che sono irrimediabilmente sbagliato.
c’è che so scrivere e non so vivere.
c’è che le soluzioni non bastano se non le metti in atto.
c’è che la felicità esiste solo se ci credi,
c’è che la felicità non esiste se non te la vai a prendere.

c’è che l’accoglienza non è stata delle migliori.
c’è che mi trovo abbastanza ridicolo.
c’è che sono stato in pensiero per te che non sapevo se trovarti o meno e se sì chissà come.
c’è che non ti lascio high, che non ti lascio dry.
 
c’è che le ferite una volta aperte possono chiudersi, oh, sì, certo che possono, ma il segno che lasciano lo capisci solo se ce le hai.
c’è che uno può dire mille volte "me ne frego" ma quando determinati sogni ti sfumano davanti e sai perchè e sai che il perchè non è giusto vorresti spaccare il mondo anche se sai che non ne varrebbe la pena.
c’è che funziona male e non sai con chi prendertela se non con L.O.R.O.
e c’è che nessuno riesce a evadere dal malfunzionamento se non N.O.I.
c’è che è tutto un allenamento, un ottimo allenamento, per tutto quello che mi aspetta .
c’è che non tutto il male viene per nuocere.
c’è che faccio buon viso a cattivo gioco. come sempre.
c’è che a volte mi basta del napoleon, a volte una canzone, a volte una sana dose di RadioMalango, a volte te.
c’è che mi ascolti sempre interessato e poi mi urli  "Non ho parole".
c’è che ci si incontra per caso e ci si tiene assieme per bisogno.
c’è che il bisogno diventa simbiosi.
c’è che ci sono. ci sono quasi.
 
 
 

giovedì 19 dicembre 2013




an epiphany.
cinque ore di sonno e sono già sveglio [ormai sono incapace di dormire otto ore filate senza svegliarmi di colpo con l'obbligo la preoccupazione la paura di qualcosa] stanotte avrei dovuto dormire avrei potuto dormire se non fosse stato per te che sei venuta a trovarmi persino nei sogni che sei venuta a scovarmi anche nell’inconscio [dove in realtà forse vivi] e a dirmi in un sogno che sai che penso ancora a te perchè in effetti è così io penso ancora a te per quanto non voglia ammetterlo a nessuno e nemmeno a me stesso ma ci sei sei ancora qui dove sei sempre stata e non te ne vai e non te ne andrai e per cacciarti sto facendo di tutto [fingere mentire comprare brillare occuparmi  studiare riflettere parlare ridere scherzare giocare distrarmi ho ancora la forza di pensare a qualcosa che non sia tu] buttando il cuore in qualunque cesso mi sto buttando via come una vecchia puttana triste e cieca e sorda e muta in giro per questo paese di merda che guarda e non osserva che parla e non riflette che è sempre troppo piccolo per i miei gusti e allora cosa faccio scappo. 
ed è tutto chiaro improvvisamente come se tu mi avessi acceso il faro della mente della ragione non della mia ragione ma della ragione ragionata e razionale quella innegabile e palese che spesso non vorrei vedere solo per non star male ma la verità è lì sotto i miei occhi e per quanto io possa fingere mentire comprare brillare occuparmi studiare riflettere parlare ridere scherzare giocare distrarmi non riesco a non vederla e più la guardo più fa male perchè so che non può cambiare e siccome è facile incontrarsi anche in una grande città preferisco andare via da te portarmi via da te e allora so benissimo da cosa scappo da chi scappo scappo da te che non avresti dovuto prendermi il cuore  [ce l'hai ancora].
lo sai cosa diceva Freud che i sogni sono paure represse e irrazionali che almeno nello stato di sonno manifestiamo in virtù dell’inconscio censurandoli solo in parte o senza censurarli e allora io credo di avere sempre costantemente terribilmente incondizionatamente paura che tu ritorni da me perchè so perfettamente che sarei incapace di starti lontano se tu mi chiedessi di stareancoraconte. [odio le tue scelte. tu non sai scegliere.]
ed è così credici se ti va e se non ti va non crederci ma sei ancora qui amore quanto tempo e ancora ti fai sentire dentro ti sento ancora ti amo ancora amore torna amore torna vaffanculo amore non tornare se potessi uccidere ucciderei te o forse ucciderei me a volte penso che potrei anche morire mia sponte magari stordita d’arthemisia absentium come un’amante disillusa di un vecchio film bohèmien.
  [...che cosa ho detto?]
 
 
 
 

mercoledì 18 dicembre 2013




so cheerful, so beautiful, so false.
 
 
maschere bianche su volti stucchevoli. una in più, una in meno, cosa cambia?
ognuno di noi indossa una maschera. chi più, chi meno. cosa cambia?
mi sembra giusto. tutto giusto. mi sembra tutto legittimo e giusto.
trinceriamoci dietro le scuse più assurde per nascondere quello che siamo. [ modestia un cazzo. ]
arrampichiamoci su specchi deformanti. e non fermiamoci mai a guardare la nostra immagine riflessa. [ potrebbe spaventarci. ]
manie di grandezza. ovunque. comunque. [ l'umiltà s'impara. a determinate condizioni. ]
e quel mentire forte e quel farsi poco male e quell’assoggettare luoghi tempi e condizioni.
hai ragione. hai sempre ragione. [ si era il braccio destro non il sinistro ed erano tre passi non cinque. ]
russu malu pilu.
 
ed è tutta una farsa. una splendida farsa.
[ non sento l'applauso del pubblico. ]
astonishment. finale a sorpresa.
finale prevedibile per chi conosce i retroscena.
 
e poi quiete. [ aria. ] e profondo silenzio. e nessuna eco.
un uomo raccoglie maschere sul pavimento.
cadute per esasperazione. per gravità.
perchè ormai inutili da tenere sul viso.
siamo sempre noi. sei sempre tu. con o senza.
[ la mia maschera non è maligna. e poche persone ci hanno visto dietro. ]
what a meaningful farce.
 
 
ogni uomo mente,
ma dategli una maschera ed egli sarà sincero.
[ sir oscar wilde ]
 
 
 

martedì 17 dicembre 2013



La musica ti gira dentro le vene
che ognuno a suo modo è un tossico vero
di pere d’affetto di sogni
di sesso o di idee
sei tossico sempre di cose che non sono tue
la radio ti passa un po’ di metadone
qualcosa nascosto in qualche canzone
canzoni che sanno chi sei
molto meglio di te
gli accordi migliori rimangono sempre quei tre
in pieno rock’n'roll
scusami se è poco
in pieno rock’n'roll
suona un po’ cosi
suona un po’ antico
in pieno rock’n'roll

ci sono gli spacciati e gli spacciatori
le facce da culo gli illusi e i migliori
i furbi di sempre
e qualcuno che ci credeva
manuali su come salvarsi la pelle in fa

in pieno rock’n'roll
scusami se è poco
in pieno rock’n'roll
suona un po’ cosi
suona un po’ antico
in pieno rock’n'roll

qua attorno c’è poco o forse c’è tutto
o forse è la vita in sala d’aspetto c’è sempre qualcuno che vomita l’anima
c’è musica vecchia che non ci ha stancato
sarà che il passato ce l’hanno prestato
qualcuno che dice che non l’han cagato mai
può essere sabato solo quando lo vuoi
può essere sabato solo quando lo vuoi
la musica fa sempre il suo dovere
la prendi un momento si lascia trombare
poi va con un altro e tu non si sa con chi vai
però te la godi pensando che ci tornerai

in pieno rock’n'roll
scusami se è poco
in pieno rock’n'roll
suona un po cosi
suona un po antico
in pieno rock’n'roll