voglio una stanza anonima in cui potermi addormentare.
senza quadri
alle pareti.
senza foto nè cartelloni.
senza locandine nè frasi di
canzoni.
senza lenzuola di seta.
senza me.
voglio una stanza
anonima per reinventarmi.
per dimenticare quello che sono
e costruirmi
daccapo.
come mi vorrei.
voglio una stanza anonima per poterla riempire
daccapo.
di cose persone posti momenti diversi.
perchè sarebbe troppo
difficile svuotare quella che già ho
e poi riempirla di nuovo.
sarebbe
molto più semplice azzerare il tutto.
fare tabula rasa.
poi impugnare un
legnetto e segnare l’argilla.
quanta inutilità nella vita finora.
quanta sterilità nella vita
finora.
mi rimprovero poco.
mi rimprovero molto.
a dire il vero non
importa quanto mi rimprovero.
importa piuttosto che cosa mi rimprovero.
ma soprattutto, importa perchè mi rimprovero.
evidentemente emerge e
affiora piano in superficie la consapevolezza dolorosa ed abbagliante
che se avessi sempre avuto un cervello gentile se avessi sempre avuto un
cuore intelligente se avessi sempre osato dire cosa passa per quel
cervello e per quel cuore a quest’ora mi sarei divertito a guardare le
cose da un altro punto di vista.
voglio poter tornare a dublino
o a londra.
immerso nell’allegria e
la noia delle loro strade. nel patetico grigiore della mensa. divertito contehospesotuttalamiaetàcosanesaràdiquellefrasiscrittesultelefono.
seduto su quel davanzale grande ed invitante a guardare le foglie
verdeggiare tra le foglie.
rannicchiato su quel divano fluttuante pochi
metri sulla città.
annichilitaoda quell’alba ipnotica e infinita.
emozionato da dammisolounminutounsoffiodifiatounattimoancora anche se
non c’entrava niente nè con me nè con te nè con noi.
sadico nel pensarti
e nello scrivere di te su un legno anonimo.
perso nel blu
tranquillissimo e plastico delle lenzuola di quel letto anonimo.
contemplando la mia identità in quella stanza anonima.
nella stanza
anonima.
voglio una nuova identità.
voglio una stanza anonima.
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