venerdì 14 giugno 2013



la morte dei sogni non ha mai lasciato buoni eredi. specialmente se quei sogni muoiono ammazzati. è una legge universale che credo funzioni un po’ in ogni parte del mondo, come la forza di gravità. dal momento in cui ammazzi un sogno, accidentalmente o dolosamente, le cose possono andarti bene, forse meglio, per due settimane, tre mesi, un anno o anche una vita intera. arriverà un momento in cui quei sogni verranno lì a bussarti e a chiederti come va senza di loro, e ci sarà un cazzo di motivo, che ovviamente tu non saprai mai, per il quale non sarai mai sicuro di quello che rispondi, un motivo per il quale sai che qualunque cosa rispondi potresti pentirtene, perchè qualunque cosa dirai la dirai senza il tuo sogno in mano, e senza il tuo sogno in mano non sarai mai una persona sicura. un assassino non è mai una persona sicura.
ma comunque.
tornare qui mi fa prendere aria, ma mi fa schiantare contro i miei ‘forse’. mi costringe a scartarli uno ad uno, ad annusarli immaginando il loro sapore, e a non poterli assaggiare col dubbio che avrebbero potuto essere più velenosi di quello che ho scelto.
e allora oggi, siccome era già una giornata impegnativa dal punto di vista del ‘vediamo quanto male posso farmi strisciando sul ciglio di ciò che non sono (più)’, ed era un gioco a tratti persino divertente perchè serviva fantasia oltre ad una massiccia dose di autocontrollo, sono andato nell’ultimo dei posti in cui mi sarei mai sognato di andare se avessi scelto di tentare di avere una serata tranquilla. sono entrato senza neanche fare il solito respiro a fondo, senza prendere aria prima dell’apnea. ed ho mantenuto una calma meravigliosa, nessun battito accelerato, nessun occhio difettoso, finchè una delle persone che più e meglio mi abbiano mai seguito, capito e conosciuto in tutta la mia vita, abbassando un poco la voce perchè risultasse una cosa più seria di un arrivederci, salutandomi mi ha detto ‘sii felice’.
e quelle due parole sono state un rimpiattino potentissimo, e quella persona continuava a guardarmi, come in attesa di una risposta, per vedere che effetto mi avrebbero fatto, e io l’ho guardata meglio e all’improvviso quel sorriso è diventato un ghigno, e ho capito che mi stava lanciando una sfida, una sfida potentissima.
‘sii felice’.
io l’ho guardata come si guarda chi sa tutto, ho sorriso sereno e ho risposto soltanto ‘speriamo’.
e un pochino ci spero davvero, di essere felice, anche se so che ad esserlo senza il mio sogno sarei un’assassino bugiardo.

un pochino ci spero davvero.


 

Nessun commento:

Posta un commento

...qualsiasi parola ha sempre un valore...