domenica 30 giugno 2013



quando penso alla Spagna, 
quando ci penso davvero, 
sento il bisogno di accendermi una sigaretta, perchè m’innervosisco. 
ogni luogo ha il suo modo di mancarci. a me la Spagna manca come un’adolescenza trascorsa in un collegio. e non dipende da lei.

qualche mattina fa mi sono svegliato e mentre mi vestivo ho notato che la luce che c’era nella mia stanza era esattamente identica a quella che mi son goduto una mattina di marzo di quattro anni fa. all’alba. sul ponte di una nave. attraversando il Mediterraneo. a destra, la Corsica. a sinistra, la Sardegna. 
oltre la prua, all’orizzonte, Barcellona. e un meraviglioso accenno di sole. ascoltavo i Negramaro, ‘Neanche il mare’. ho iniziato a canticchiarla. e m’è venuta nostalgia della prima volta che ci sono andato, in Spagna, che era quella mattina lì, e ancora di spagnolo non sapevo niente, e pensavo che ci sarei tornato in vacanza un giorno o l’altro, ma che sarei finito a viverci, dopo un paio d’anni, per quasi un anno intero, non l’avrei mai detto.

Madrid e i suoi stradoni, i suoi vicoli vecchi ma arzilli, le sue piazze ognuna con un monumento a qualcheduno di ancora vivo, la sua gente che per me è sempre rimasta un mistero.

e intanto le coincidenze continuano a scandire il tempo che mi aspetta.

prima della Spagna non avrei saputo dare una definizione di ‘occasione’. adesso temo di saperla riconoscere dal suo orizzonte.





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