giovedì 22 ottobre 2009




il mio ieri distante








Se prima o poi dovessi decidere di far leggere a qualcuno il racconto che sto scrivendo...


il primo capitolo, probabilmente, sarebbe questo:




"Sono nato il 22 ottobre.


Da questo evento in poi la mia memoria ha sempre ricordato giorni di pioggia per il mio compleanno, un evento contaminato da fitta e penetrante acqua proveniente da chissà dove.


Mi madre si ricorda ancora che il giorno prima della mia nascita pioveva, pioveva forte, le doglie iniziarono la sera del 21, intorno alla mezzanotte;


mio padre raccolse in fretta e furia l’occorrente per l’ospedale, in ogni famiglia che si rispetti, questo “rito” della preparazione viene organizzato per tempo, con meticolosa devozione, precisa sistemazione, mio padre invece, si trovò improvvisamente sprovvisto… impreparato, non pronto!


Uscirono di corsa dal retro del giardino, un prato inglese immacolato, l’auto era a pochi metri, mia madre teneva la pancia con due mani, la proteggeva, mi parlava , con voce muta, bagnandosi il capo, la camicetta di cotone;


improvvisamente un lampo divise il cielo a metà, illuminando la strada con le sue villette indipendenti, tagliando la pioggia…..parlando alla notte;

il lampo colpi l’albero del nostro giardino, mia madre fu sbalzata da li ad un metro, battendo il volto sull’asfalto ruvido, perse conoscenza da subito.


Ed intanto io bussavo forte, perché volevo entrare nel mondo!


Fu un parto atipico, singolare, almeno così dichiarò il medico.


Nella corsia C del reparto maternità dell’ospedale comunale di una città qualunque, una donna arrivò priva di conoscenza… bagnata fradicia, aveva un figlio in grembo, successivamente si riprese e le doglie durarono tutta la notte, con urla disumane, disarmanti, gli infermieri tenevano la donna ferma…un compito arduo…e lei continuava ad urlare; suo marito rimase immobile nel corridoio, privo di espressione, con la testa altrove....


Il giorno dopo la donna partorì,

e fuori pioveva ancora;


nacque un bambino, nacqui Io….,

era mattino presto, non un mattino qualunque, per la mia stessa esistenza che da li in poi iniziò a mutare lentamente e gradualmente.


Mi diedero un nome importante.... …."



______________





Se dovessi scrivere, adesso, un ricordo di te che ho impresso…,

rovistando nella cesta della mia mente, sicuramente tornerei indietro di un bel po’ di anni,

mentre ti preparavi a viverti il tuo primo viaggio, …..


ricordo quella sera:

la primavera mescolava nell’aria fresca serale, nuovi odori,


tu tornavi a casa, trovasti vicino alla porta tuo padre, l’ennesima incazzatura verso tutti e verso il mondo intero,

incazzatura da riversare su di Te.


Ti disse istintivamente che il giorno dopo non saresti partito più per quel viaggio che tanto attendevi, ti chiese le chiavi della moto, ti trattò per la centesima volta come una merda….


Ed io c’ero,

tu non mi vedevi ma io c’ero, e ti guardavo….


guardavo le tue ragioni che volavano al vento,

guardavo la tua rabbia, ore dopo, verso tua madre, ingiustificata testimone della tua ira…..

ti guardavo,

come ti ho visto prendere quell’aereo il giorno dopo…….


Quel viaggio…..

Quanta strada…., quanta spregiudicatezza gratuita,

forse dettata dalla tua giovane età,


ti ho visto piangere tra le rovine di un lager nazista,

ti ho visto bere e portarti una donna in camera,

ti ho visto quella sera correre tra i corridoi dell’albergo…

quante risate,

quanta insensata follia,

quanti forti contrasti!


ti ho sempre osservato,

da li in poi, credimi… la tua vita è stata sempre un viaggio.



l’America, l’Africa, il perdersi dell’anima,

l’abbandono più totale dei sensi,

innalzarti in posti che nessuno immagina, e che molti non hanno mai visto…..


la Spagna che mai dimenticherai e che ti segnò da li in poi….


Perché poi ti ho visto cadere… cadere a terra…….

Azioni che non dovevi fare, e che comunque hai fatto per ripicca ad una vita che non capivi…….


Ti ho visto, non credere,


mentre bevevi, mentre di distruggevi il cervello con quella roba…..,


mentre ti annichilivi,


cosciente di averti sempre parlato,

di aver cercato un varco nella tua testa,

ed ho vissuto la tua stessa strada,

l’amore,

il sesso,

il sesso che poi diventava amore, e poi nuovamente sesso,


la natura del tuo scappare,

la voglia di viverti le notti, sempre una diversa dall’altra,

l’amore incontaminato per la pioggia,

per le lande desolate della terra,

dove so che vorresti perderti, non credere….


Perché ti osservo,



i miei occhi vorrebbero essere i tuoi,



dello stesso colore, dello stesso intenso significato che emani ogni volta che pensi,

ogni volta che leggi i tuoi libri,

ogni volta che osservi il presente dalla tua angolatura,

quella che più rispetto,

quella che continuo a guardare rimanendoti a distanza,


non finirò mai di capirti,


e non smetterò mai di osservarti e di seguirti, ovunque,

non aver mai timore di questo,


ti osservo tanto per quanto sono totalmente rapito dal tuo modo di essere sempre uguale

e a gli occhi di tutti: diverso,



forse unico…



ma questo è un privilegio delle poche persone che ti hanno saputo conoscere, stringere, guardarti e amare veramente….


E un privilegio che spetta anche a me, giorno dopo giorno, anno dopo anno….


E in questa data oggi voglio dedicarti le mie parole, quelle più limpide, quelle più sincere,

quelle che mai ti negherò quando mi vorrai ascoltare, consigliare, ……….


Continua a viverti te stesso, sempre,

continua a graffiare il tuo presente,

continua a litigare con i tuoi demoni,

continua a correre e a sentirti leggero,

leggero veramente

accarezza la pesantezza della tuia anima,

ma continua a non voltarti mai,


e guarda bene in faccia chi ti ama,

e chi ancora adesso non ti merita.



questo è il mio regalo,



oltre a ringraziarti per aver cercato quasi sempre di essere Te stesso....


testardo,

confuso,

permaloso,

sognatore

sorridente,

triste e schivo...

irascibile,




insomma.........tale e quale a me!







Buon Compleanno.

(AngS)



2 commenti:

...qualsiasi parola ha sempre un valore...