mercoledì 26 giugno 2013



‘potrei scrivere i versi più tristi stanotte’, 
scriveva Neruda. e io? 
cosa potrei scrivere stanotte? 
potrei scrivere la tua risata, 
il mio profumo, 
quel nostro lunghissimo sguardo? 
potrei scrivere quello che sento? 
non potrei. non esiste linguaggio. 
quando l’anima è satura di parole, le pronuncia tacendo.

sono diventato così bravo ad amare 
che ho disimparato come ci si innamora. 

so come starti accanto, come prendermi cura di te, come sorridere quando ti scusi e arrabbiarmi quando non rispondi, come farti un caffè al mattino, cantarti le canzoni alla sera, e bruciare, bruciare insieme. 
ma non so incendiare la miccia. 
dare avvio ad un equilibrio. ce ne stiamo così, a penzolare nel vuoto,
 e non so darmi la spinta per avvicinarmi, toccarti e farti oscillare con me. soltanto, 
ti guardo. da lontano.

è sempre stato così, tutta la mia vita. una volta dentro le cose, ci stavo da dio. ma all’ingresso, a tutti gli ingressi, ho sempre esitato prima di entrare, come se mi sentissi costantemente di troppo, come se in fondo sapessi di esserlo.

e così non sono in grado di varcare la soglia del tuo campo visivo,
 mettermi di fronte a te e parlarti chiaro. non sono neanche in grado di cercarti. 
e anche domani non ti parlerò. 
e preferirò restare a guardarti mentre pensi a tutt’altro e neppure mi vedi.
 ma tu saprai, perché devi sapere, che lo faccio perché quando ti guardo vedo tutto quanto scritto, e mi cogli impreparato ma per te imparerò ad essere pronto, e tutto quello che ho da dirti non trova via d’uscita perché non ha un mezzo giusto nel quale propagarsi, ché l’aria è troppo leggera per sentimenti così pesanti. 
ed io non voglio che si schiantino al suolo, che si infrangano. ché i sentimenti son fragili.
 voglio tenermeli tutti, farli vibrare al suono delle tue dita, e che mi tengano sveglio da questo anestetico mondo del quale, credimi, non me ne frega veramente un cazzo. mi frega soltanto del modo in cui potresti dovresti (vorresti?) stringermi e non lasciarmi andare più perchè, credimi, uno che ti ami con una simile dolcissima deficienza non lo trovi. 

il mantra è il solito: stai calmo. ma non ci riesco. non ci riesco.
ho un’idea di te che non ha pietà di me.
ho te, dentro, dappertutto
 
 
 

1 commento:

  1. ...grazie per quello che hai scritto è davvero bellissimo...

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...qualsiasi parola ha sempre un valore...