erano anni che ci si svegliava presto per forza,
che si combatteva
coi prof,
che si pranzava e si cenava agli orari giusti,
e che il
pomeriggio si andava al mare,
anche con i libri.
i primi anni con la
macchina,
che io ho aspettato come il pane
, perchè un motorino non l’ho
avuto mai.
erano gli anni del mio liceo, e se ci ripenso mi rivedo già grande.
già serio nelle relazioni. già allora avevo poca voglia di cazzeggiare.
mi dovevo dare qualcosa da fare.
qualunque cosa.
non avevo tempo per non
avere tempo.
e nonostante qualcosa da fare ce l’avessi sempre,
son
rimasto con tanti di quei propositi irrealizzati che a volte ho paura
che tutta la vita non mi basterà.
era il mio difetto di fabbrica, il
marchio che mi contraddistingue.
io ero impegnato a fare e a pensare
tutte quelle cose per le quali i ragazzi della mia età erano ancora
piccoli.
per questo, anche se avevo tanti amici, mi sentivo sempre solo.
e spesse volte da solo stavo meglio.
forse un giorno quella gioventù malsana mi esploderà dentro. forse a quarant’anni mi siederò su una panchina di fronte ad un liceo ed aspetterò
che un novellino del ginnasio esca da scuola solo per farci due
chiacchiere. ma non credo.
ognuno di noi nasce con un’età che rimane per sempre.
spetta al corpo invecchiare
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