lunedì 21 ottobre 2013




paradossi. 
vecchi difetti. 

lembi di paradi. 
schegge d’inferno. 


il destino si diverte. 
l’imprevedibilità delle persone le rende specialmente pericolose. 
e pericolosamente speciali.




quando ero ragazzino volevo suonale la batteria. 
vivevo con la musica musica dentro, 

vivevo, come adesso, di note musicali. 

dalla musica imparavo un sacco di cose. 
come si affronta la maturità, 
come funziona la vita, 
che cos’è uno special. 
come nasce una canzone.
come nasce un amore. 


un giorno abbracciai una canzione
e lei mi strinse più forte. 

e mi disse una cosa che credo ricorderò per sempre. 
quando nell’abbracciare qualcuno o qualcosa si sospira, 
è per cercare di riempirsi dell’essenza dell’altra persona o cosa. 

come cercare di fare spazio dentro di sè, 
per prendere quanto più possibile di lei. 
è perchè ci tieni. 
perchè non la vuoi perdere.

perchè non la vuoi perdere.


avevo pensato di volermi fermare. 
lo avevo detto. 
adesso so che devo proprio farlo. 

non sono sicuro che il mio destino conosca la mia strada meglio di me. 
e non mi sento libero.
 non mi sento me. 
sono imprigionato ovunque 
e tuttavia in nessun luogo. 


imprigionato nella mia voglia di viaggiare, 
che volta per volta mi porta via dalla continuità che vorrei dare ai miei gesti, 

ai miei rapporti, 
alle mie abitudini.

la mia libertà 
è la mia gabbia.


e sto stringendo e scuotendo le sbarre, 
quando dovrei solo aprire la porta. 


e fermarmi.




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