paradossi.
vecchi difetti.
lembi di paradi.
schegge d’inferno.
il destino si diverte.
l’imprevedibilità delle persone le rende specialmente pericolose.
e pericolosamente speciali.
quando ero ragazzino volevo suonale la batteria.
vivevo con la musica musica
dentro,
vivevo, come adesso, di note musicali.
dalla musica imparavo
un sacco di cose.
come si affronta la maturità,
come funziona
la vita,
che cos’è uno special.
come nasce una canzone.
come nasce
un amore.
un giorno abbracciai una canzione
e lei mi strinse più forte.
e mi disse
una cosa che credo ricorderò per sempre.
quando nell’abbracciare
qualcuno o qualcosa si sospira,
è per cercare di riempirsi dell’essenza dell’altra
persona o cosa.
come cercare di fare spazio dentro di sè,
per prendere quanto
più possibile di lei.
è perchè ci tieni.
perchè non la vuoi perdere.
perchè non la vuoi perdere.
avevo pensato di volermi fermare.
lo avevo detto.
adesso so che devo
proprio farlo.
non sono sicuro che il mio destino conosca la mia strada
meglio di me.
e non mi sento libero.
non mi sento me.
sono imprigionato
ovunque
e tuttavia in nessun luogo.
imprigionato nella mia voglia di
viaggiare,
che volta per volta mi porta via dalla continuità che vorrei
dare ai miei gesti,
ai miei rapporti,
alle mie abitudini.
la mia libertà
è la mia gabbia.
e sto stringendo e scuotendo le sbarre,
quando dovrei solo aprire la porta.
e fermarmi.
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