martedì 22 ottobre 2013




sono sempre stata un bambino fantasioso. 
ho imparato a leggere e a scrivere a due anni. 
a tre scrivevo favole, 
poesie e canzoni. 
non ero in grado di scriverne la melodia, e tutt’oggi non lo sono, ma la melodia era nella mia testa, ed era così chiara che non sentivo il bisogno di scriverla, e tutt’oggi non lo sento. 

la fantasia è sempre stata il motore della mia vita. senza di essa, non lo so, come sarebbe stata la mia vita, sempre che vita fosse stata. 
la fantasia è una pessima padrona, ma può essere un’ottima serva. 
ed io me ne sono servito per tirarmi fuori dagli antri più bui della mia vita reale. 

combattendola con l’immaginazione. 
sconfiggendola con poca o nessuna fatica. 

per questo la ritengo di gran lunga più importante della conoscenza. 
perchè sono convinto che mi salverà. 

fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza, 
credo fermamente, per citare il Sommo. 
ed io sono sempre stato munito di una certa curiositas intellettuale.
mi interessano gli aneddoti, le spigolature, le cause e le conseguenze. 
mi interessa sapere. 

ma la conoscenza è un arma a doppio taglio. 
è qualcosa che amo e temo al tempo stesso. 

la amo perchè mi permette di conoscere infiniti luoghi fisici e spirituali, 
di viaggiare senza mai spostarmi e di conoscere migliaia di persone senza mai vederne i volti. 

mi fornisce spunti di pensiero, di dialogo, di confronto. 

ma al tempo stesso la temo, perchè temo che uccida la mia fantasia. 
sì. mi capita spesso di leggere, vedere o ascoltare cose che la mia immaginazione ha già prodotto. 
storie che avevo già immaginato, 
frasi che avevo già in mente di scrivere, 
fotografie che avevo già in mente di scattare. trame che il mio cervello aveva già tessuto. 


quindi me ne guardo bene. 
ricordo tutto, 
ma con relativa passività. 
archivio tutto, ma per l’appunto archivio. 

tengo in ordine i cassetti, 
ma non lascio mai nulla di aperto sulla scrivania.


e adesso è la rivoluzione. 
in queste giornate surrali,
metropolitane,
di caos, di luci, di puro viaggio interirore.. 
in cui i volti della gente che incrocio, mi lasciano in bocca il sapore di storie
già scritte e le carte dei libri che compro razzolano per le strade vagabonde, 

il mio gulliver ha iniziato a girare ad una velocità spaventosa. 
coinvolgendo tutto ciò che contiene. 

e ci sono idee, 
pensieri, 
ricordi, che altrimenti rimarrebbero in chissà quali angoli. 

lontano dal nucleo. 


invece vengono risucchiati dal moto che vi si sta consumando nel mezzo. 

risucchiati, e rispolverati, 
e riesaminati, e rivalutati. 
e riproposti vivi. 


è la mente che grida alla rivoluzione. 
era questa, la rivoluzione che aspettavo?



auguri_




 

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