se non ti stringo
sono vuoto.
è vero, sai. riesco a sentire il tuo odore tra mille profumi,
la
tua voce tra mille rumori,
il tuo contatto tra mille carezze.
il tuo
profilo, tra mille visi.
non già perchè mille volte con la punta delle
dita l’ho percorso,
cercando chissà cosa su quell’orlo di delirio.
eppure la tua assenza non ha nome.
e non lo vuole avere.
a che servono le parole?
me lo sai dire tu?
forse a colmare pensieri, forse a zittirli, a sovrastarli.
forse a cancellarli.
le usi poco, tu, le parole.
preferisci i silenzi.
è così che mi
parli.
non lunghi discorsi, nè memorabili apologie.
solo occhi taciti e
scrutatori.
sguardi diluiti col dubbio. fuggevoli. leggeri.
quanto pesano, le parole?
tanto? poco? nulla?
con che cura, con che
sapienza le scegliamo?
con che logica le disponiamo in file indiane?
sono un’arma? un pericolo? un’emozione? un candido inganno?
un’intenzione in abito da cerimonia?
cosa sono, le parole?
tu me lo sai dire, a che servono?
ho incontrato, sulla mia strada, tante persone piene di parole.
carezzevoli e cattive.
intense e frivole.
immobili e malleabili.
imperative e remissive.
e ognuna mi ha lasciato un po’ di sè.
ma quando
son passato avanti,
di loro mi son portato via solo il ricordo.
di te,
invece, mi prendo l’assenza.
la distanza. il diniego e l’assenso.
il silenzio.
è quello il tuo parlarmi.
e allora io non ti chiedo niente.
non ti chiedo promesse,
nè
vincoli,
nè identità,
nè compagini di buone intenzioni.
non ti chiedo
niente.
solo un abbraccio.
solo uno.
in silenzio.
abbracciami.
e lasciami evaporare nel tuo odore.
è una sera strana.
una sera che diventa notte.
una notte che diventa sogno.
se non ti stringo
sono vuoto.
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