e poi succede che un giorno, per caso, ti ritrovi a stringere la
mano ad una persona che, noti da subito, ti entrerà dentro in punta di
piedi.
una persona che in fondo non farà niente di particolare per te, in
termini oggettivi, ma porterà la sua vita dentro la tua, e le farà
reagire.
una persona che si affanna a cercare una logica all’irrazionale, e
non sa che in quell’irrazionalità ti ha già svelato tutto il suo essere.
una persona che prova a spiegarti perchè ha disegnato un sipario, e non sa di aver disegnato sè stessa.
e questo ti scuote.
perchè è l’ennesimo segno che qualcuno oltre il cielo si diverte a mandarti.
perchè, raccolti tutti insieme, quei segni bruciano sui palmi delle mani.
perchè ti accorgi che per un attimo, un solo, lunghissimo attimo, hai perso di vista l’essenziale.
e temi di non poter tornare indietro a raccoglierlo, di dovertelo lasciare alle spalle. temi di averlo perduto per sempre.
il destino è spesso una comoda giustificazione per
illuderci che tutto quanto accade non dipende da noi, ma da una forza
misteriosa capace di trasformare i sogni in realtà e le nostre azioni in
un fallimento.
e ti vien voglia di sfidarlo, sto destino, se esiste
davvero. ti vien voglia di dimostrargli che tu sei più forte. di
affrontarlo. di umiliarlo, quasi. come il nemico più temibile e, una
volta sconfitto, motivo di vanto.
non basta chiedersi che sapore abbia la vittoria. bisogna assaggiarla.
sguaino la sciabola.
[ lo giuro . ]