ci ho messo dieci ore a ricomporlo, completarlo e tradurlo.
il mio
curriculum vitae. denso. come gli anni che passano e che ancora non
sento.
the tail is wagging the dog._
sempre più mi convinco che sia esclusivamente l’inutilità del primo
diluvio universale a convincere Dio a risparmiarsi la fatica di
mandarne un secondo. sempre più mi guardo attorno e vedo un Uomo che ha
raccolto tutta la saggezza dei suoi predecessori, eppure è così stupido.
ci lasciamo attraversare, di tanto in tanto, da un raggio di
ideale. una parentesi di illuminazione, che subita si richiude. poi,
nuovamente, ricadiamo in balia dei paradossi. ci abbandoniamo al buio
delle nostre abitudini e ci lasciamo cullare dalla convinzione
che qualunque danno resti impunito se riusciamo ad occultarlo a noi
stessi.
siamo ciechi. e non abbiamo un buon udito.
e io, io che continuo imperterrito a dichiararmi innocente quale
sono, sconto peccati che non mi appartengono, e la sola colpa d’aver
scelto di vivere con me, da me, per me. senza ambasciatori. e con molta
pena.
che pena mi fa la gente che pur di non scegliere continua a farsi scegliere.
che pena mi fa quella che invece ha già scelto eppure resta ferma, aspettando il momento giusto, senza capire che deve crearlo.
che pena mi fa quella che ama ed è illusa di essere amata, e quella che pur non amando s’illude di amare.
che tristezza mi fa la gente che tradisce. sè stessa. prima ancora che gli altri.
che tristezza mi faccio io, che proprio non imparo. che volentieri
mi lascio immolare. che lascio sempre una speranza aperta a sanguinare. e
allora lì c’è una porta socchiusa. prendila in senso inverso, prendi i
tuoi ricordi e vai.
perchè se uno smette di essere amico, non lo è stato
mai.
blood and sunflowers.
this is how to execute an innocent.
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