domenica 6 aprile 2014





 oily marks appear on walls

where pleasure moments hung before

the takeover.







un caffè ed un cappuccio si guardano negli occhi. no, non è l’inizio di una barzelletta. forse, quello di una storia. 

un caffè ed un cappuccio si sorridono da un lato all’altro del tavolo, mentre tutt’attorno la gente continua a fendere il freddo di un sabato pomeriggio.

lei è carina, gentile, alla mano. semplice. come piace a me. come tanti altri, e a suo modo diversa. è un piacere scoprirla. pensare che è più alta di quanto io ricordassi. ricordare il momento in cui ci siamo incontrati. ha il viso pulito. mi parla piano. a volte le parole inciampano nelle sue labbra. poi si rialzano. e il suo sguardo si scusa per loro. 

gli piace ballare. a te invece ballare non piace. mi ricordo quando hai infilato tra vino e risate un "sono un palo di legno". ho allungato la mano sulla tovaglia, verso la tua. ho pensato che non ti avrei mai lasciato per un cubo. piuttosto, ti avrei portata con me. o sarei rimasto con te. se tu lo avessi voluto. 

"…e in fondo è così… no?" i miei occhi aperti non guardavano. adesso vedo di nuovo. di fronte a me c’è lei. non tu. non più. "sì", rispondo, "sì, hai ragione".


"facciamo un pezzo insieme, allora", mi ha detto. invece poi ha accompagnato me e i miei discorsi fino al portone. quando gli ripeto che stasera resterò in casa ad ascoltare musica e dipingere, mi sorride. "bravo", mi dice. "bravo". mi saluta con rispetto. mi sfiora per sbaglio. non si scusa. si avvicina. mi ritraggo. con violenza, quasi. e sono io a scusarmi. e non capisco con chi.

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