(di
tremare come foglie e poi...)
Riflessioni
in una notte che sa già di mattino ma che è ancora notte per
poterlo considerare effettivamente mattino.
Che
poi il mattino porta in se il solidificarsi di ogni
pensiero/emozione/sensazione che durante la notte si elabora e si
considera.
Già
so che a breve, quando il mattino si affaccerà per il primissimo
saluto..avrò davanti a me un muro di considerazioni alto quanto lo
sono i miei più ambiziosi desideri (ma anche i miei pensieri più
nascosti).
C'è
un gruppo musicale che ha pubblicato (prima di sciogliersi e poi
prontamente ricomporsi..) gli ultimi quattro lavori, dedicandoli al
concetto dei quattro elementi: terra, fuoco, aria, acqua...ovviamente
per un masticatore di musica quale sono..alcuni testi sono rimasti
stampati nella mia memoria, accompagnandomi per lunghi percorsi che
ho fatto nelle svariate vite che ho vissuto fino ad ora. (qualcuna
suona ancora adesso, in questo preciso momento)... il che tutto mi ha
fatto pensare agli elementi: la natura ci ha regalato componenti
vitali di indiscusso valore, che creano e distruggono... essenziali
per la vita di ogni essere umano.
Si,
ma...noi....di quanti altri elementi siamo fatti nello specifico? Di
cosa siamo fatti. Cosa ci mantiene in vita. Come vive il nostro
cuore, come si alimenta. Di cosa si nutre l'anima...
E
da un po' che sto vivendo di forti percezioni, percezioni che portano
alla luce sensazioni.
Le
sensazioni arrivano al nucleo di ciò che siamo (è sempre
così)..allora si intensificano, si alimentano...si stratificano,
trasformandosi in concetti tangibili.... penetrando totalmente dentro
noi stessi. Percorrono le strade che abitano il nostro io.
Questi
concetti in primavera poi sbocciano...e da bozzoli diventano
sentimenti.
Ci
trasformiamo. Succede così.
Tridimensionalmente
accade quell'evoluzione che magari non ti aspetti (o aspetti da una
vita) e succede che gli elementi compiono la loro personale
evoluzione.. diventano un tutt'uno con ciò che siamo. Ed è vita! è
in circolo, respira, alimenta sogni, speranze, paure... desideri,
bisogni effettivi. Reali.
Ho
camminato scalzo abbastanza in questa mia esistenza per avere in me
quell'abilità di non vivere di pretese.
Ho
mani macchiate di tante sfumature di colori, ognuna fa parte di un
contorno della mia anima; ne so riconoscere altrettante nelle anime
“degli altri” , senza farmi false illusioni. Mai.
Spengo
con un soffio una candela all'oppio quasi in fine (profuma ancora
tanto), a piedi nudi salgo le scale di legno, albeggia. Spezzo al mio
cammino tiepidi raggi di luce che filtrano silenziosi, lasciando
migliaia di granelli di polvere moltiplicarsi nell'aria.
Poso
il volto su di uno specchio, e mi osservo. Mi osservo.
Le
mani che sfiorano la barba incolta, attraversano i capelli,
ripercorrono i tratti del mio volto. Labbra che si mordono.
E
occhi che ancora si osservano. Occhi neri che non hanno paura, però
si chiedono.
Moka
da due tazze.
La
poso su di un fornello già acceso.
Attendere
che il caffè sia pronto alla fine è come aspettare un treno in
arrivo.
C'è
il silenzio intorno, a destra e sinistra, poi lo senti arrivare, e
sai che è lui.
Il
profumo spezza la mia immaginazione che mi vede già con in mano una
valigia e poi: andare, partire, e forse: non Tornare.
Prendo
una tazza, lo verso tutto interamente, non ci metto il latte: voglio
fare l'americano.
Lo
zucchero quanto basta. Giro accuratamente. Metto in bocca il
cucchiaino.
Mi
avvicino al finestrone con in mano il caffè fumante. Sorseggio.
Amo
il silenzio quando rispetta il rispetto che io chiedo. Senza
alterazioni.
Amo
il silenzio quando non è forzato, né imposto, né maleducato.
Amo
il silenzio quando non si frappone tra le sensazioni che in circolo
necessitano di scorrere come un flusso. Anche se sono sensazioni che
fanno male.
Amo
il silenzio.
Amo
restare in silenzio.
ed
osservare.
Magari
osservarti nel tepore di un mattino che nasce.
In
una giornata pronta a regalare l'ennesima evoluzione di noi.
Parole
che si moltiplicano. Distanze che si allungano (o si restringono. Non
saprei)
Osservare
gli occhi che da chiusi diventano semichiusi ed infine poi dolcemente
aperti.
E
non chiedono. Non si domandando, perché già sanno tutto.
Allora
si. Amerei questo silenzio, e magari le tazze invece di una,
potrebbero essere due.
E
poi alla fine mi volto che il caffè è già finito.
-metto
in play i Seccession..-
Se
tra i quattro lavori sugli elementi, ne dovessi scegliere uno: senza
esitare sceglierei quello che parla dell'acqua.
_Acqua
che scorre.
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