lunedì 7 marzo 2016




(di tremare come foglie e poi...)



Riflessioni in una notte che sa già di mattino ma che è ancora notte per poterlo considerare effettivamente mattino.
Che poi il mattino porta in se il solidificarsi di ogni pensiero/emozione/sensazione che durante la notte si elabora e si considera.
Già so che a breve, quando il mattino si affaccerà per il primissimo saluto..avrò davanti a me un muro di considerazioni alto quanto lo sono i miei più ambiziosi desideri (ma anche i miei pensieri più nascosti).

C'è un gruppo musicale che ha pubblicato (prima di sciogliersi e poi prontamente ricomporsi..) gli ultimi quattro lavori, dedicandoli al concetto dei quattro elementi: terra, fuoco, aria, acqua...ovviamente per un masticatore di musica quale sono..alcuni testi sono rimasti stampati nella mia memoria, accompagnandomi per lunghi percorsi che ho fatto nelle svariate vite che ho vissuto fino ad ora. (qualcuna suona ancora adesso, in questo preciso momento)... il che tutto mi ha fatto pensare agli elementi: la natura ci ha regalato componenti vitali di indiscusso valore, che creano e distruggono... essenziali per la vita di ogni essere umano.
Si, ma...noi....di quanti altri elementi siamo fatti nello specifico? Di cosa siamo fatti. Cosa ci mantiene in vita. Come vive il nostro cuore, come si alimenta. Di cosa si nutre l'anima...

E da un po' che sto vivendo di forti percezioni, percezioni che portano alla luce sensazioni.
Le sensazioni arrivano al nucleo di ciò che siamo (è sempre così)..allora si intensificano, si alimentano...si stratificano, trasformandosi in concetti tangibili.... penetrando totalmente dentro noi stessi. Percorrono le strade che abitano il nostro io.
Questi concetti in primavera poi sbocciano...e da bozzoli diventano sentimenti.

Ci trasformiamo. Succede così.
Tridimensionalmente accade quell'evoluzione che magari non ti aspetti (o aspetti da una vita) e succede che gli elementi compiono la loro personale evoluzione.. diventano un tutt'uno con ciò che siamo. Ed è vita! è in circolo, respira, alimenta sogni, speranze, paure... desideri, bisogni effettivi. Reali.


Ho camminato scalzo abbastanza in questa mia esistenza per avere in me quell'abilità di non vivere di pretese.
Ho mani macchiate di tante sfumature di colori, ognuna fa parte di un contorno della mia anima; ne so riconoscere altrettante nelle anime “degli altri” , senza farmi false illusioni. Mai.

Spengo con un soffio una candela all'oppio quasi in fine (profuma ancora tanto), a piedi nudi salgo le scale di legno, albeggia. Spezzo al mio cammino tiepidi raggi di luce che filtrano silenziosi, lasciando migliaia di granelli di polvere moltiplicarsi nell'aria.
Poso il volto su di uno specchio, e mi osservo. Mi osservo.
Le mani che sfiorano la barba incolta, attraversano i capelli, ripercorrono i tratti del mio volto. Labbra che si mordono.
E occhi che ancora si osservano. Occhi neri che non hanno paura, però si chiedono.

Moka da due tazze.
La poso su di un fornello già acceso.

Attendere che il caffè sia pronto alla fine è come aspettare un treno in arrivo.
C'è il silenzio intorno, a destra e sinistra, poi lo senti arrivare, e sai che è lui.
Il profumo spezza la mia immaginazione che mi vede già con in mano una valigia e poi: andare, partire, e forse: non Tornare.

Prendo una tazza, lo verso tutto interamente, non ci metto il latte: voglio fare l'americano.
Lo zucchero quanto basta. Giro accuratamente. Metto in bocca il cucchiaino.

Mi avvicino al finestrone con in mano il caffè fumante. Sorseggio.

Amo il silenzio quando rispetta il rispetto che io chiedo. Senza alterazioni.
Amo il silenzio quando non è forzato, né imposto, né maleducato.
Amo il silenzio quando non si frappone tra le sensazioni che in circolo necessitano di scorrere come un flusso. Anche se sono sensazioni che fanno male.

Amo il silenzio.

Amo restare in silenzio.
ed osservare.

Magari osservarti nel tepore di un mattino che nasce.
In una giornata pronta a regalare l'ennesima evoluzione di noi.
Parole che si moltiplicano. Distanze che si allungano (o si restringono. Non saprei)
Osservare gli occhi che da chiusi diventano semichiusi ed infine poi dolcemente aperti.
E non chiedono. Non si domandando, perché già sanno tutto.

Allora si. Amerei questo silenzio, e magari le tazze invece di una, potrebbero essere due.





E poi alla fine mi volto che il caffè è già finito.





-metto in play i Seccession..-




Se tra i quattro lavori sugli elementi, ne dovessi scegliere uno: senza esitare sceglierei quello che parla dell'acqua.




_Acqua che scorre.














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