Da
questa finestra è diverso.
Guardo
i palazzi abbracciare il buio del cielo.
E
le luci che sono sempre accese. Non dormono mai nemmeno loro. Ed ogni
tanto vedo passare qualcuno. Eppure è notte che è quasi mattino:
Chi si alza presto per andare al lavoro, chi rientra tardi perché
domani: è domani. Chi va altrove.
Tempo
fa, tantissimo tempo fa, rimanevo chiuso in macchina e non volevo
scendere. Non volevo. Oppure non ci riuscivo. Aspettavo la luce del
giorno, per uscire dall'ombra. Poi tornavo nell'ombra, per non vedere
la luce del giorno. Succedeva così.
Guardo
questa stanza. Le foto, i graffiti sui muri, segni tangibili di una
vita intensa dove non mi sono risparmiato mai niente. Niente. E forse
tutto rifarei.
Un
respiro finalmente regolare arriva dall'altra camera. Eppure mi sento
un estraneo qui. Anche se mi giro e tutto parla di me. Tutto.
La
mia vecchia scrivania è imbrattata di tantissime scritte sbiadite.
Una personalissima protesta contro tutti ma sopratutto contro me
stesso. Adesso dei pastelli a cera colorati di mia figlia quasi le
nascondono. Quando viene qui dice che questa è la sua camera. Ed io
già me la vedo da “grande” ad abitare qui. Qualche poster qua e
la, i graffiti rimasti intatti, i vinili al loro posto. Qualche
tatuaggio sulla pelle. E gli stessi occhi come ai miei. Si, abiterà
sicuramente qui. E penso che terrà anche la stessa scrivania ed
appoggerà i sui libri dove adesso c'è un testo scritto dei Nirvana.
Poi prenderà il suo Ipod, si stenderà sul letto non disfatto.
Incrocerà le gambe, metterà play. E chiuderà quegli occhi uguali
ai miei.
Si,
abiterà qui. Io lo so.
Devo
decidermi a staccare le foto. Tutte. Vorrei riporle in una scatola di
scarpe. Marrone.
Le
osservo. Quanta vita. Quanta.
In
una sorrido che sembro davvero felice, sono a Ibiza, dietro di me
qualcuno con una parrucca argentata mi abbraccia e caccia fuori la
lingua...me la ricordo questa foto.
In
una altra sono fermo nel bel mezzo del deserto del Sahara, In
Tunisia. Una strada asfaltata lo percorre in pieno. Lui: silenzioso.
Una Citroen Saxo blu presa a noleggio... un tramonto.... un
autoscatto e quattro persone che alzano le mani in cielo e sorridono
…. che bella foto che è questa... Che colori.
In
questa mi giro di spalle, ho la muta addosso. A breve mi sarei
immerso nel blu. … “click”.
Ferrara.
il concerto dei Sigur Ròs... birra in mano, Max vicino. Che
concerto. Quella sera eravamo davvero pochi intimi. Nella piazza
accanto la nazionale giocava la semifinale dei mondiali. Ad un certo
punto Jonsi, ferma la musica.. e dice “grazie, perché VOI siete
qui”, dopo festeggiammo anche il compleanno del batterista...arrivò
da dietro la folla una banda strumentale islandese.... applausi
…..una folla davvero felice di trovarsi su di un altro pianeta.
C'è
anche un ritratto. L'unico ritratto che ho fatto. I tratti della
matita sono rimasti intatti.
L'ho
ritratta con lo sguardo serio. Ma perché in quel periodo non c'era
niente da ridere. Ed è in momenti come questo che riguardo questo
posto. Lo guardo attentamente. E dico a me stesso che mi manca. Quel
giorno. Ne sono sicuro. Una parte di me, se ne andata. Per non
tornare più.
…....
Ho
fatto la spesa ieri.
Ho
comprato il caffè in una casa dove non si beve caffè (sacrilegio)
Mi
affaccio per controllare il respiro che rimane regolare. (Certe volte
dico a me stesso che vorrei riposarmi anche io.)
Allora
entro in cucina. Ha cambiato quasi tutto nel tempo. Perché voleva
dimenticare. Ma non ha cambiato mai le sedie. Mai. E questo per me
rimane un mistero. La riconosco. La riconosco dalla parte che
goffamente cercai di incollare. Era un pomeriggio... ed ero in
collera con i miei demoni....allora entrai in cucina senza pensarci e
scaraventai un calcio proprio contro questa sedia. Ruppi tutta la
parte superiore.
Adesso
mi siedo proprio su di lei, come per chiederle “Scusa”. E aspetto
che sia pronto il caffè.
Da
lontano noto che ancora per diverse ore la sera, dorme prima sul
divano, e poi va a letto. Me ne accorgo dalla forma che ha preso il
divano. E dalla presenza del plaid della nonna che altrimenti non
avrebbe senso che stia proprio li. In attesa.
Ci
ho combattuto una vita per convincerla a darmi quel plaid. Non ha MAI
ceduto. Mai.
Amo
molte cose di questa casa
altre
le odio con profonda sincerità.
Ora
c'è profumo di caffè.
Ieri
notte son rimasto quasi sempre in piedi. Camminavo. Avanti e
indietro. Aspettavo, ascoltavo. Ero forse in collera più con me
stesso.
Ora
invece ho le gambe incrociate. I piedi sono sempre scalzi. E indosso
la felpa dei Celtic.
E
mi accorgo che forse è quasi mattino. No, anzi, è mattino.
Sceglierò
ad ogni modo, nel bene e nel male di essere sempre me stesso. Sempre.
Mi
tengo in mano le parole dette tra gli occhi di due persone che,
secondo, me fanno bene ad essere sincere l'uno con l'altro... perché
alla fine la sincerità paga sempre.
E
sopratutto perché questa vita, ne sono certo, non ha ancora finto di
stupirmi. Lo so.
Spero
soltanto che, se è possibile, mi faccia soffrire il meno
possibile.... ma se poi, prima o poi si tratterà di soffrire (come
già mi è capitato).... .cercherò di farmi trovare pronto.
Ma
.. (e controllo nuovamente il respiro nell'altra stanza) non adesso.
no. Non adesso
In
questo nuovo giorno, io non so se darò voce alle mie parole, alle
mie sensazioni. A ciò che ogni giorno ti vorrei dire. Non lo so.
Diciamo
che da qui a quando pianamente la città si sveglierà del tutto. Ci
penserò ancora un altro po'. Anche se.
Ma
intanto non tarderò ad uscire, perché il sabato esco sempre presto
e anche se “qui è un posto -diverso-” non intendo cambiare le
mie abitudini.
Mi
laverò la faccia con l'acqua calda, mi laverò i denti, mi sono
portato robe comode.. perché oggi mi va così... ed uscirò mentre
il respiro rimane ancora regolare.
Andro
a casa di mia cugina a fare colazione. E se troverò posto alla
“barberia” mi taglierò anche un po' la barba.
Poi
per il resto: vedrò.
Riflettendoci:
Molti
posti sono stati “casa” per me. Molti.
Ed
ora mi capita di guardare i tuoi occhi e di sentirmi a casa per
davvero. Un posto caldo e accoglie, che profuma delle nostre cose.
Dei sorrisi sinceri che sanno di un forte abbraccio dopo un lungo
viaggio. Due volti che si uniscono nel silenzio di un momento. Del
buon vino e del cibo caldo. Due felpe quasi uguali. Della musica per
l'anima. Lenzuola bianche e piedi scalzi. Intrecciati.
E
poi la vedo li. E' appesa proprio li. siamo io e te, dietro c'è il
mare. Ti abbraccio tu sorridi , io sorrido al tuo sorriso.
….
Ed
io che ho camminato tanto, sento che ogni singolo passo fatto è
stato un passo verso Te.
Cercandoti
nei mille tramonti che ho visto, nelle stelle che ho toccato, nei
volti dei viaggiatori che ho conosciuto.
Mi
domando adesso se davvero, da lontano, è quella la “casa” che mi
aspetta...
oppure
è un gioco di ombre colorate.
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