get a grip and get by in loving. __
ho cercato il tuo nome. battuto sul tempo. ho sorriso tranquillo.
ecco, c’è un punto. aspettava di essere messo. era lì, in attesa di un
calamo e di un po’ di coraggio.
pioggia. leggera sul parabrezza. e ordinari discorsi di nulla. il
sorriso sincero di un’amica. quel bianco freddo di denti scalda più del
nero dei miei occhi. [occhi vuoti.] il pensiero di te obliato da un’ora. sollievo. stanchezza. ho voglia di dormire. mi cullo.
bang. uno sparo. quando meno te l’aspetti. in
direzione contraria il tuo viso, i tuoi occhi. il tuo sguardo accigliato
nel traffico del pomeriggio. mi trafigge. e quel che fa male è la tua
bocca. serrata, nelle parole mute. e rivolta al basso, come un
arcobaleno, un triste arcobaleno, relitto di un temporale appena
placato.
ma non era la sincerità, che volevi? bene: l’hai avuta. perchè non ridi più?
il mio status è imputabile al modo in cui per tanti anni mi sono
ostinato ad amare: amando l’altro prima che me stesso. disposto ad
immolare la mia vita per salvarne una che non ha bisogno d’essere
salvata. lasciandomi plasmare ad ogni avvento. e consegnando un po’ di
me ad ogni addio. giungendo a un punto in cui mi cerco dentro e afferro
il vuoto. aria tra le dita. assenza di me.
c’era un ultimo pezzo, rimasto da cambiare. lo hai ritoccato tu. te lo consegno.
mi dico addio. e dopo mi reinvento.
prima, però, voglio godermi l’attimo del vuoto. perchè potrebbe essere l’unico.
l’ho detto, io, che ad amare si impara.
without sheding any light
without eating my regret
simply, i got you for that